Amici di penna. Perchè il Natale durante l'infanzia era così bello, e ora non vedi l'ora finisca?

L'attesa del Natale è, forse, il ricordo più bello che abbiamo della nostra infanzia. Addobbare l'albero, sistemare le statuine del presepe, per non parlare della lettera a Babbo Natale e i doni da spacchettare, sono momenti che abbiamo amato. Ma, adesso, cosa è cambiato? Perché quando diventiamo adulti quella magia non esiste più? 


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L'infanzia  è, probabilmente, il momento più bello e spensierato di tutta la nostra vita. Non ci sono obblighi, responsabilità, di solito si è circondati d'amore, ogni giorno è caratterizzato da una nuova scoperta, e ci sentiamo speciali, importanti. 
Uno dei momenti che la maggior parte di noi ricorda con tenerezza e un pizzico di nostalgia, è sicuramente l'attesa per le feste di Natale, le più belle dell'anno. La magia inizia a sprigionarsi nell'aria già solo guardando le vetrine, le pasticcerie, i supermercati e i negozi di giocattoli. 
Si sentono la musica, gli odori, le parole del Natale che scaldano le giornate, ormai accorciate, ma grazie al buio si diventa anche più romantici. Ci si stringe sotto le coperte, alla ricerca del calore dei corpi e dei cuori, mentre si guarda una serie TV o si legge un bel libro e fuori imperversa un temporale o una nevicata. 
Quando si è bambini, almeno fino a inizio adolescenza, l'euforia è triplicata. L'attesa del Natale è, forse, il ricordo più bello che abbiamo della nostra infanzia. Addobbare l'albero, sistemare le statuine del presepe, per non parlare della lettera a Babbo Natale e i doni da spacchettare, sono momenti che abbiamo amato. Ma, adesso, cosa è cambiato? Perché quando diventiamo adulti quella magia non esiste più.? 
Io ho una teoria in proposito: 
quando sei bambino/a per te il tempo non esiste. Vivi un giorno dopo l'altro senza soluzione di continuità, non hai la nozione di vecchiaia, tempo che passa, nè l'ansia di dover rendere conto. A te non viene (ancora) chiesto nulla se non giocare, ascoltare, e obbedire. Sei passivo, la tua vita un po' la subisci. E, da una parte, ciò ha diversi vantaggi.
Poiché la propria giornata, per quanto impegnativa, non è ancora ansiogena come quella di un adulto, è ancora piena del niente. Quello dell'infanzia è un momento idilliaco, dove le tue qualità e abilità sono ancora in potenza, tutte da scoprire. 
Per questo motivo, una volta che cresci, le responsabilità aumentano, devi dimostrare sempre qualcosa, essere concreta, concentrata, e ti è impedito di sbagliare. Acquisisci nuove consapevolezze, ma perdi un po' te stesso. 
Così, quando diventi grande, inizi a perdere anche le persone  e i luoghi della tua felicità infantile. la realtà ti sommerge e, alcune volte, ti sconfigge. Quell'incanto che eri riuscito a proteggere e rinfocolare, inizia a sgretolarsi ogni anno che passa. 
Per questo, secondo me, molti adulti dimenticano di essere stati gioiosi, allegri e pieni di aspettative dalla vita, e si spengono. 
Nonostante la mia depressione, il baratro in cui mi sentivo sprofondare e la paura per il futuro, non ho mai smesso di amare il Natale: era uno dei pochi momenti in cui mi sentivo autenticamente felice. Probabilmente, la mia bambina interiore si è aggrappata a questi momenti ed è riuscita a sopravvivere. 
Allora, trepido per l'arrivo del 25 dicembre! 













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