5/13/24

Amici di penna. Non permettiamo mai a chi ci ha ferito di cambiarci

Il dolore trasforma le persone, in meglio ma anche in peggio. Può essere davvero difficile continuare a rimanere se stessi dopo essere stati illusi, feriti o delusi, ma bisogna provarci perchè non possiamo permettere a chi ci ha fatto del male di cambiarci. Ma come si fa? 

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Le esperienze della vita ti cambiano, e a volte ti fanno diventare quello che non ti aspettavi. Ti insegnano, anche in modi molto contorti e dolorosi, ciò che devi imparare per crescere e, si auspica, migliorare. Ma qualunque sia la lezione da imparare, bisogna cercare di non diventare la versione peggiore di te stesso/a. Non è semplice, perché richiede un grado di maturità che non tutti raggiungono. 

Purtroppo è molto facile che le brutte esperienze forgino un carattere difficile, addirittura sviluppino una personalità deviante, e anche le persone che ci hanno ferito a loro volta avranno vissuti che le ha compromesse per sempre. Siamo in parte il risultato di biologia e fattori endogeni e in parte il prodotto di  fattori esterni. Alcune malattie, per esempio, sono di base ereditaria, altre invece il risultato dell'esposizione ad agenti che alterano lo stato fisico o la psiche. 

Il dolore trasforma le persone, in meglio ma anche in peggio. Può essere davvero difficile continuare a rimanere se stessi dopo essere stati illusi, feriti o delusi, ma bisogna provarci perché non possiamo permettere a chi ci ha fatto del male di cambiarci. Ma come si fa? 

Probabilmente, anche chi ci ferisce ha conflitti irrisolti, emozioni negative che non vuole affrontare o traumi del passato che influenzano ancora il suo presente. Con questo non dico che bisogna giustificarli, ma prendere in considerazione il fatto che abbiano una conoscenza superficiale di sé e che  proiettano in modo inconscio i problemi sugli altri. Talvolta, il livore e la cattiveria che rivolgono agli altri sono il risultato della frustrazione e umiliazione patite. 

Pertanto, quelli che hanno bisogno di aiuto non siete voi. 

Per rimanere indenni o con pochi danni bisognerebbe lavorare sulla propria autostima, che non è mai una cosa scontata, Una buona autostima è la base per una sana interazione. 



5/06/24

Amici di penna: perchè lo scrittore non viene mai preso sul serio?

Nonostante molti non ci prendano sul serio, scrivere per noi è un lavoro. Il fatto che proprio nella patria di Dante Alighieri e altri illustri esponenti della Letteratura sia considerato un hobby, la dice lunga sul livello culturale odierno. Scrivere non richiede solo creatività, ricerca e fantasia ma metodo, disciplina e, talvolta, sacrifici. I più fortunati di noi che hanno tempo a disposizione, possono organizzare buona parte della loro giornata in base alla cosiddetta ora di scrittura



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"Che lavoro fai?"
"Lo scrittore"
"Oh, bello! Ma ti ho chiesto che lavoro fai"



Quante volte abbiamo dovuto fare spallucce durante una conversazione in cui ci ponevano questa domanda? Per quanto mi riguarda, io non ho mai potuto dire apertamente, se non negli ambienti culturali consoni, che sono una scrittrice (inteso nel senso più ampio, anche di content creator per la pagina, ad esempio). 

Se quando dico di essere giornalista vengo presa più sul serio, perché possiedo un tesserino di iscrizione all'Albo Nazionale che lo avvalora, quando dico di essere (e non fare) la scrittrice vengo guardata con un misto di ammirazione e compassione dal cittadino medio. E sono sicura che succeda anche a voi. 

So bene che questo è molto frustrante perché, analizzando la situazione attuale del Belpaese, la nostra categoria non se la passa molto bene: gli italiani leggono sempre meno, ma scrivono in tantissimi. Sorvolando sulla qualità letteraria delle opere, direi che questo paradosso sia all'origine della crisi del settore editoriale che sta flagellando diversi piccoli e medi editori. 

I lettori di massa, diciamo così, dal canto loro prediligono storie di evasione, anche molto leggere, e nella maggior parte dei casi richiedono un linguaggio semplice e "democratico", nel senso che possa essere fruito anche dai meno eruditi. E ciò, a mio avviso, svaluta fortemente l'esercizio stilistico di un autore. Un aiuto forse arriva dai social, con la diffusione dei trend in linea con le uscite mensili (vedasi Booktoker e affini, che spopolano anche nelle librerie più tradizionali) o le collaborazioni con le Case Editrici. 

Ma tutto ciò non basta. 

Alla base di qualunque rivoluzione che dovrebbe essere messa in atto, c'è la considerazione del ruolo dello scrittore. Ma attenzione, non basta mettere mano a un programma Word per dichiararsi tale, e vi spiego perché. 

Nonostante molti non ci prendano sul serio, scrivere per noi è un lavoro. Il fatto che proprio in Italia, patria di Dante Alighieri e altri illustri esponenti della Letteratura sia considerato un hobby, la dice lunga sul livello culturale odierno. Scrivere non richiede solo creatività, ricerca e fantasia ma metodo, disciplina e, talvolta, sacrifici. I più fortunati di noi che hanno tempo a disposizione, possono organizzare buona parte della loro giornata in base alla cosiddetta ora di scrittura. 

Si tratta di un lavoro perchè impiega gran dispendio di energie mentali e spesso, proprio in virtù di questa sottovalutazione, non viene pagato e inquadrato regolarmente nell'ambito lavorativo. C'è anche da dire che il lavoro intellettuale viene declassato in maniera rozza da chi, invece, lavora con le mani. E anche questo è un forte pregiudizio nei confronti di chi ha studiato, e ha cercato di costruirsi un avvenire. 

Chioso questo post venato di polemica con una riflessione: se aumentassero i lettori e diminuissero qualitativamente gli scrittori, garantendo anche una migliore qualità delle opere (e mi riferisco a qualsiasi genere narrativo), non si rimedierebbe anche a questa penuria culturale? 








Amici di penna. Non permettiamo mai a chi ci ha ferito di cambiarci

Il dolore trasforma le persone, in meglio ma anche in peggio. Può essere davvero difficile continuare a rimanere se stessi dopo essere stati...