Letteral_mente. Se mi guardo da dentro, Ilenia Zedda -recensione-

Può il linguaggio dell'amore trasfondersi in quello scientifico, nell'anatomia di un corpo, nelle risposte del cervello o nell'azione degli ormoni? Questa è la storia di un amore particolare, visto "da dentro". Ilenia Zedda racconta come le gravi conseguenze di una caduta possano influenzare la visione della vita e dell'amore. Alla scoperta di "Se mi guardo da dentro" 





Edizioni Salani




Descrizione 




È possibile prendere quel caos di emozioni che si accende dentro di noi quando incontriamo qualcuno, metterlo sotto una lente di ingrandimento e analizzarlo come se fosse un puro fenomeno biologico? O dobbiamo accettare che sia qualcosa di illogico, un mistero indecifrabile? Nina ha sedici anni quando cade in bicicletta. Non una caduta qualunque, di quelle che si risolvono con qualche graffio e un bello spavento. Rovinando a terra, il manubrio si è conficcato nella sua coscia, proprio nel punto in cui passa l'arteria femorale. È viva per miracolo, dicono i medici, e per il resto della vita dovrà ascoltare il proprio corpo, prestando attenzione anche al più piccolo sintomo. Nina inizia così a osservare non soltanto se stessa, ma il mondo intero, in maniera diversa, mettendo qualunque cosa tra i vetrini di un personalissimo microscopio. Vent'anni dopo, forte di un dottorato in Patologia Clinica, è ormai convinta che tutto possa essere spiegato in termini scientifici, compresa la felicità: che altro è, infatti, se non un alto livello di serotonina? Poi, un giorno, conosce un giornalista: si chiama Marte e proprio da un altro pianeta sembra venuto per far scoppiare la bolla in cui lei si è ostinatamente rifugiata. Con una scrittura che vibra di una delicatezza rara, Ilenia Zedda ha scritto uno di quei rari romanzi che riescono a trovare nuove parole per raccontare non soltanto l'amore ma anche la paura che abbiamo di buttarci nella vita, di affidarci alle braccia degli altri.


Recensione 



Questo è un romanzo che mi ha decisamente sorpresa. Ho sempre avuto un grande interesse per la Medicina, anche se è un mondo che non mi è mai appartenuto, e questo intreccio di similitudini fra l'anatomia e i sentimenti è stato molto originale. 
Con l'essenzialità del linguaggio scientifico e la ricchezza di quello letterario, Nina descrive la prima volta in cui si è innamorata e, paradossalmente, conferisce concretezza e razionalità a qualcosa di astratto. 
Da quando Nina ha avuto l'incidente, ha iniziato a guardare se stessa e il mondo con occhi diversi, forse condizionata dalla paura che la sua vita, da un momento all'altro, fosse compromessa da quello che lei chiama il grumo. 
La Zedda, che ha frequentato la Scuola Holden, ha usato un lessico forbito per quella che è una narrazione apparentemente senza struttura, ma ha la forma di un racconto intimo e sentimentale.  
Marte rappresenta per lei il primo esperimento serio, una novità che sfugge dal suo controllo razionale, che la attrae e la sconvolge. Cerca di esplorarla attraverso un metodo, ma si accorgerà presto che il modo in cui il suo organismo reagisce, manifesta qualcosa di molto più grande. 
Quel corpo che la fa vivere sospesa, si rivela essere lo strumento più utile per comprendere se stessa. Questo attento monitoraggio di se stessa e delle sue funzioni corporee, le ha permesso di sviluppare una sensibilità fuori dal comune, una lente particolare con cui guardare i rapporti umani. 
Ed è quando si renderà conto che anche gli altri corpi possono smettere di funzionare a dovere, che comprenderà il valore dei suoi sentimenti. 
L'unica nota stonata di questo romanzo, è che descrizioni troppo particolareggiate e un dizionario eccessivamente tecnico, possono appesantire la narrazione per quei lettori che non sono molto ferrati in materia. Tuttavia, è una formula originale e che consiglio assolutamente di sperimentare. 

Voto:  7


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