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Visualizzazione dei post da febbraio, 2024

Psyché. (af)fidarsi: quando il bisogno di proteggerci porta alla solitudine

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Spesso ci chiudiamo in noi stessi  perché avvertiamo il bisogno di proteggerci dal mondo. Ma ciò, anche se può sembrare una buona soluzione, in realtà è deleterio per la salute mentale. La  paura di fidarci (e affidarci) agli altri perché non vogliamo soffrire, può essere un interessante argomento di discussione in una seduta di psicoterapia Ph.Freepik Capita a tutti, dopo una delusione o un momento di sofferenza causato da un rapporto naufragato, di avvertire il bisogno di stare soli con se stessi. Si tratta di un distacco fisiologico per riprendere in mano le redini della propria vita, lavorare sui nostri limiti, capire gli errori commessi per poter ripartire.   Il vero problema si presenta quando sopraggiunge la paura e, di conseguenza, il rifiuto di avere una vita sociale o conoscere nuove persone. Quella che era la nostra comfort zone, ovvero crogiolarci nella solitudine, inizia a diventare una pericolosa abitudine.   La  paura di (af)fidarci agli al...

Letteral_mente. L'età fragile, Donatella di Pietrantonio -recensione-

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Si può essere fragili a ogni età, perché la vita può ferirci e insegnarci in qualunque momento. Questa è la storia di Lucia che, dopo essersi salvata da un delitto per casualità in montagna, adesso affronta tutta la paura e la ribellione di sua figlia Amanda, segnata anche lei da un evento traumatico, e che reagisce in un modo assolutamente inaspettato. Lagraziadeilibri vi racconta L'età fragile, di Donatella Di Pietrantonio Sinossi Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazz...

Amici di penna. Perché non si reagisce alla violenza?

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Quando ci si trova in un contesto disfunzionale è molto difficile ribellarsi per diversi fattori. Nonostante ci rendiamo conto, a livello razionale, che bisognerebbe chiedere aiuto o reagire in qualche modo, qualcosa ci blocca. Perché è così difficile difendersi dalla violenza?  Ph.Pixabay Spesso non ci rendiamo conto di essere in un ambiente tossico, dove vigono cattiveria, despotismo, dove sono ignorati i bisogni emotivi e sopraggiungono anche abusi fisici e psicologici. In poche parole, spesso la violenza non viene percepita come tale, e ciò  è molto pericoloso.  Quando non viene riconosciuta è perché in quella specifica situazione è stata ampiamente normalizzata, o peggio accettata.  La violenza si nutre dei silenzi, delle lacrime ingoiate per una minaccia, della soddisfazione dopo uno schiaffo,  di un sorriso maligno che precede un'offesa. E spesso, piuttosto che reagire, preferiamo rincantucciarci in un angolo a curare le ferite, aspettando il prossim...

Amici di penna. Il ruolo del linguaggio mediatico nella definizione della violenza di genere

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Alla luce degli agghiaccianti fatti di cronaca di cui ci troviamo a seguire quotidianamente l'andamento ho analizzato, da giornalista, il ruolo che ha il linguaggio mediatico e quanto sia peculiare nella formazione dell'opinione pubblica, in particolare riguardo alla narrazione della violenza di genere.  Ph. Pixabay Essere una scrittrice è un rischio, oggi. Le donne forti e autodeterminate costituiscono già di per sé una minaccia per la società patriarcale in cui viviamo. Semplicemente, dà fastidio che una donna parli, agisca, o anche solo esista. Da giornalista, femminista, ma soprattutto donna, ho analizzato il ruolo che ha il linguaggio mediatico nella formazione dell'opinione pubblica. In particolare, del lessico usato per la definizione della violenza di genere.  I media hanno un grande potere di influenzare le masse, ma finché il victim blaming (colpevolizzazione della vittima) e la cultura dello stupro continueranno a essere radicati, ci saranno ancora narrazioni ...