Amici di penna. Perché non si reagisce alla violenza?

Quando ci si trova in un contesto disfunzionale è molto difficile ribellarsi per diversi fattori. Nonostante ci rendiamo conto, a livello razionale, che bisognerebbe chiedere aiuto o reagire in qualche modo, qualcosa ci blocca. Perché è così difficile difendersi dalla violenza? 


Ph.Pixabay




Spesso non ci rendiamo conto di essere in un ambiente tossico, dove vigono cattiveria, despotismo, dove sono ignorati i bisogni emotivi e sopraggiungono anche abusi fisici e psicologici. In poche parole, spesso la violenza non viene percepita come tale, e ciò  è molto pericoloso. 

Quando non viene riconosciuta è perché in quella specifica situazione è stata ampiamente normalizzata, o peggio accettata. La violenza si nutre dei silenzi, delle lacrime ingoiate per una minaccia, della soddisfazione dopo uno schiaffo,  di un sorriso maligno che precede un'offesa. E spesso, piuttosto che reagire, preferiamo rincantucciarci in un angolo a curare le ferite, aspettando il prossimo sopruso. Siamo assuefatti e soprattutto abbiamo imparato a sopportare perché, in fondo, pensiamo di meritarcelo. 

Quando ci si trova in un contesto disfunzionale è molto difficile ribellarsi, per diversi fattori. Nonostante ci rendiamo conto, a livello razionale, che bisognerebbe chiedere aiuto o reagire in qualche modo, qualcosa ci blocca. Perché è così difficile difendersi dalla violenza? 


Spesso, accade perché chi ci sta intorno cerca di convincerci che la colpa è nostra perché abbiamo parlato troppo e male, ma in realtà siamo persone scomode che è bene mettere a tacere. Perché c'è sempre la malsana abitudine di proteggere la persona violenta, arrivando addirittura a giustificarla, cercando di costringerci all'omertà perché, se si venisse a sapere che fa quel che fa, la sua reputazione sarebbe rovinata. Bisogna mantenere un'apparenza di perfezione, nascondere la polvere sotto al tappeto, stipulando un accordo tacito che tormenta la vittima e la costringe a subire.

Ma perché pensiamo di meritare ciò che ci viene fatto? 


Rispondere a questa domanda non è semplice, in quanto vi sono meccanismi psicologici profondi che possono riportare indietro all'infanzia, al rapporto con i nostri genitori. Per qualche motivo, secondo loro, non eravamo degni d'amore, e ci hanno trasmesso quindi l'idea di non valere abbastanza, e che saremmo stati amati solo diventando degli agnelli sacrificali. Ci hanno insegnato che il nostro valore dipende dalla considerazione e dal giudizio degli altri. 

Ci rassegniamo alla violenza quando non ci reputiamo abbastanza forti da poterla combattere. Pensiamo che chi la perpetra sia superiore a noi. Non chiediamo aiuto perché crediamo che saremmo giudicati e, infine, condannati, poiché per nostra natura siamo sbagliati. Ovviamente, questa è solo una distorsione imposta dalla rete  tossica in cui siamo invischiati. La realtà è molto più dolorosa. 

Da soli, talvolta, non si riesce a salvarsi. Bisogna chiedere aiuto, capire che chi usi qualunque forma di violenza contro di noi sta sbagliando e va punito. Accettare che, ad aver bisogno di protezione ma soprattutto d'amore, siamo noi. 



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