9/19/22

Amici di penna. I significati del silenzio: chi tace acconsente?

Il silenzio nella nostra cultura riveste molteplici significati. Data la sua natura ambigua, è soggetto anche a diverse interpretazioni: metodo punitivo, sentore di imbarazzo, ma anche di un contenitore di sentimenti ed emozioni inespressi. Ma soprattutto: sarà vero che chi tace acconsente?





                                                                          Ci sono cose in un silenzio
                                                             che non aspettavo mai
                                                                  vorrei una voce
                                               E improvvisamente
                                                            ti accorgi che il silenzio
                                                         ha il volto delle cose che hai
                                                                       perduto
                                                         La voce del silenzio, Mina 



Nella nostra cultura, il silenzio ha una funzione un po' ambigua che si presta a diverse interpretazioni. Si crede, erroneamente, che quando si sta zitti è perchè non si abbia nulla dire. Invece, spesso è l'esatto contrario. Si vorrebbero dire così tante cose, la mente è affollata da tanti di quei pensieri che si sovrastano, si rincorrono, si detonano, ai quali si paura di dar voce, delle parole. Anche il silenzio ha una voce, che non si sente quando c'è il rumore dei pensieri. 


Si usa per punire. 

Il silenzio è usato spesso come sinonimo di indifferenza, una barriera che deve separare e avvolgere, in modo da tenere lontano le persone. Allora, si inizia a non rispondere più ai messaggi, a evitare le telefonate, non formulare un'opinione quando si viene interpellati, e questo atteggiamento punitivo si accompagna anche a sguardo sfuggente, contatto fisico limitato al massimo (e conseguente fastidio quando avviene) oppure allontanamento. Lo scopo è quello di costringere l'altra persona a piegarsi alla volontà di chi vorrebbe sottomettere, ma ce ne sono anche molti altri, a seconda delle situazioni, che possono essere giusti o meno. 

Sinonimo di imbarazzo. 
Capita che con una nuova conoscenza ci siano intervalli di silenzio, perchè uno dei due ha fatto una battuta infelice o perchè si sono esauriti gli argomenti di conversazione (ovviamente, può succedere anche tra persone che si conoscono). Per molti, quel momento vacante è insopportabile, ma perchè? Forse, si teme il silenzio perchè in realtà è più significativo delle parole: quando non si parla ci si ascolta di più e quindi potrebbero esserci segnali non piacevoli. Si dà moltameno importanza alla comunicazione non verbale. Ma qualche abile osservatore (e ascoltatore) esiste.  

Incapacità di esprimere emozioni. 
Non riuscire a identificare, e di conseguenza a esprimere le emozioni, è una delle principali cause per cui si rimane in silenzio quando se ne viene a contatto. A quanti succede di restare zitti e ingoiare la rabbia, la frustrazione, o rimanere apparentemente impassibili davanti a un complimento? Se non si riesce ad accogliere le emozioni che attraversano ognuno di noi, è anche difficilre riuscire a reagire, o non lo si fa in modo pienamente cosciente. Di conseguenza, dall'esterno non si avrà una chiara risposta o si verrà percepiti in maniera totalmente fuorviante, e ciò può essere motivo di sofferenza. Per cui, è molto importante ascoltarsi e accogliere qualsiasi tipo di emozione, anche quelle negative, in modo da riuscire a gestirle. 

Chi tace acconsente? 

Ecco la domanda più importante di tutte, che ingloba le risposte precedenti e, in determinati contesti, può fare la differenza, come nel caso di stupri e abusi. La risposta è, naturalmente, NO. Stare in silenzio non è un tacito invito a fare qualcosa, non vuol dire essere disposte a cedere, nè tantomeno essere persone gelide. 
Non aver gridato mentre ti usano violenza, non aver risposto a dovere a una molestia verbale non significa essere deboli, nè tantomeno aver provocato. Questo è forse l'esempio più calzante di come il silenzio possa venire strumentalizzato e usato come arma contro la vittima che magari, è rimasta bloccata dalla paura. 
La sua paura (tradotta in una non azione) e il suo silenzio sono considerate prove della sua connivenza, quindi è chiaro che se la donna non ha urlato in modo disumano mentre veniva penetrata a forza, è perchè, in fondo, le piaceva. Oppure, quando riesce a rompere quel silenzio che potrebbe imprigionarla, la funzione della sua voce viene distorta: gridava di piacere, oppure non ha gridato abbastanza forte. 

Bisogna fare molta attenzione a interpretare i silenzi (o le urla): dopo ciò che avete letto, se prima non ve lo immaginavate, ora potrete considerare queste opzioni.  

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