Letteral_mente: Sognavo l'Africa, Kuki Gallman -recensione-
Kuki Galmann, l'italianissima Maria Boccazzi, da bambina scriveva nei temi che desiderava vivere in Africa. La maestra le suggerì di credere in qualcosa di più realistico, ma invece quel sogno si è realizzato. Questo splendido continente le ha fatto pagare, come lei stessa dice, il privilegio di abitarci. Una storia emozionante che parla al cuore, uno dei romanzi più belli che abbia letto negli ultimi anni. "Sognavo l'Africa" mi ha toccato profondamente, e scoprirete perchè.
Sinossi
Recensione
Questo libro lo lesse la mia miglior amica quando andavo ancora alle Medie, e ne rimase folgorata. Ora, io e quella ragazzina, che ormai è una donna di 34 anni, non ci sentiamo più, ma conservo ancora il suo ricordo attraverso questo libro. Uno dei poteri dei libri è proprio questo.
Quando l'ho trovato sulla bancarella ho intuito che era comparso nella mia vita per qualche motivo, anche perchè non immaginavo esistesse ancora da qualche parte, poichè era uscito oltre vent'anni fa. Ebbene, quando l'ho aperto e ho iniziato a sfogliare le pagine, ho fatto un viaggio incredibile e meraviglioso in un continente ricco, depauperato dal colonialismo, ma ancora pulsante di natura, vita e umanità.
Maria, soprannominata in seguito Kuki (storipaitura dell'inglese cookie, biscotto), sin da bambina aveva un desiderio ancestrale di vivere in Africa, e a chiunque lo sapeva veniva da sorridere, perchè spesso i sogni dell'infanzia sono talmente fantasiosi che sono anche poco fattibili, ma alla fine ci riesce.
Dopo il divorzio a venticinque anni, Kuki incontra Paolo, che prova la sua stessa instensa frenesia per l'Africa, e insieme al figlio avuto dal precedente matrimonio, Emanuele, decide insieme a lui di trasferirsi definitivamente.
Vivere lì è meraviglioso, ma c'è un prezzo da pagare per poter godere di quella gioia: la morte funesterà di nuovo la vita della scrittrice, la cui azione sarà mitigata dalla nascita di Sveva e da una solida rete di affetti che le permettono di non precipitare nel baratro. Ma il suo percorso di rinascita vero ep roprio, inizierà con la Gallman Memorial Foundation. Questo è forse uno degli insegmaneti più belli di questo romanzo: trasformare il dolore in qualcosa di bello, utile, per guarire dalle ferite.
Una storia piena di magia, tradizioni antiche, descrizioni minuziose e poetiche nelle quali è un piacere tuffarsi e immaginare; ma anche tanta malinconia e sofferenza che sono rese in maniera esaustiva dalla protagonista. Mi ha permeso di riflettere su molti aspetti della vita e anche della morte, e ho riscontrato anche incredibili coincidenze con la mia esistenza. Alcune, affatto piacevoli.
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