11/01/21

BOO(k)! Festival. Totò, A'Livella, e il culto della (non)morte a Napoli

A Napoli, come in tutta la Campania, non si muore mai completamente. La morte diventa davvero qualcosa che fa parte della vita. Si cercano modi per comunicare con i propri cari, per coinvolgerli nella quotidianità, ma anche ricevere da loro aiuto e protezione. Totò, emblema partenopeo, ha scritto di come tutti siamo uguali dinanzi alla Morte, non esistono più blasoni e privilegi sociali: la morte rende tutti uguali. Un volto di Napoli attraverso il famoso poema "A' livella", e il particolare culto della non-morte. 


Cimitero delle Fontanelle, Anime Pezzentelle. 
Ph.Pixabay




(..)Perciò, stamme

 a ssenti…nun fa 'o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!


A'livella, la storia

Questa poesia è stata pubblicata nel 1964, e l’assunto di base è che la Morte rende tutti uguali. Una volta arrivati al cimitero, non esistono più blasoni, privilegi sociali né titoli. Con la sua ironia, il principe della risata ha voluto esorcizzare un tema così doloroso per ogni essere umano, non senza un importante insegnamento.Aveva cominciato a scriverla  durante le riprese di un film, nei ritagli di tempo, annotando tutto sui pacchietti di sigarette. 

La storia di questi versi ci riporta indietro all'infanzia dell'attore, a quando giocava da ragazzino presso le Catacombe di San Gaudioso. in quei vicoli si trovava un affresco di Giovanni Balducci raffigurante uno scheletro, un monito che simboleggiava le frivolezze terrene, che dinanzi alla morte non hanno più alcuna importanza. Totò, che viveva a Roma, dava sfogo alla sua nostalgia per Napoli con i suoi versi.

Questa poesia, scritta in vernacolo e in Italiano, narra un episodio accaduto in un cimitero. Il protagonista, rimasto chiuso dentro, assiste a una surreale conversazione tra un  marchese e un umile netturbino, Gennaro Esposito, che sono capitati sepolti uno accanto all'altro. Il nobile protesta, indignato per avere come vicino uno spazzino puzolente, e il povero Gennaro all'inizio quasi gli dà ragione e si lascia umiliare. Poi, verso la fine, lo redarguisce per la sua spocchia, dicendogli che una volta morti queste stupidaggini non hanno più importanza. Qui Antonio De Curtis recita integralmente A’Livella.

 

Il culto della non morte a Napoli, quando non si muore mai davvero
 

A Napoli non si muore mai.

In tutti i capoluoghi e città della Campania, quando gli occhi si chiudono è come se gli altri continuassero a vedere per te. La morte corporale viene temuta e rispettata, attraverso una liturgia che ormai è inscritta nella tradizione popolare.

Dai catini con gli asciugamani esposti davanti alla finestra, fino ai sontuosi carri barocchi con i tiri a quattro, sei e otto cavalli neri (che indicavano il prestigio del defunto) per arrivare alle visite di condoglianze fatte ai familiari, esistono consuetudini impresse nella pratica collettiva che servono a onorare e commemorare la persona che non c’è più.

Ma qui si continua a essere.

Se il corpo subisce una serie di rituali per essere preparato a varcare i cancelli di un altro mondo, per i campani quei cancelli non si chiudono mai definitivamente. L'elaborazione del lutto è un processo che avviene soltanto formalmente, perchè se da una parte bisogna superare il dolore per una perdita, dall'altra gli estinti hanno soltanto cambiato stanza, ma sono sempre nella nostra casa.  

E, allora, si parla di una non morte, concetto elaborato da una comunità che sente la dipartita come un prolungamento, un periodo che fa parte della vita stessa,  dove bisogna abituarsi all'assenza definitiva di qualcuno, ma al tempo stesso, si continua a renderlo parte della propria quotidianità, invocandolo per ricevere protezione e consolazione. Non di rado ci sono familiari e amici che gli parlano come se lui stesse lì ad ascoltare. E per i napoletani e affiliati è così. Il legame con la persona amata continua per l’eternità, soprattutto fino a quando il vivente non varcherà quel cancello, tenuto aperto appositamente da lei.

Ci sono anche persone che, a quanto pare, possiedono la capacità di intercettare le loro risposte o i messaggi inviati, ed è considerato un dono che a pochi viventi è concesso.  Da qui episodi che hanno alimentato leggende e fantasia popolare, tradottasi anche in testi teatrali come la celebre commedia "Non ti pago", di Eduardo De Filippo. 

I morti restano così sospesi in una dimensione onirica, nel mezzo di una realtà cruda e una speranza che permette di continuare a sentirli vicini. 

A Napoli non si vive mai una volta sola. 


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