LitterART Week. I passi sulla tua strada
Quanto tempo abbiamo a disposizione su questa Terra? Non lo sapremo mai, e forse è meglio così. La cosa importante è spendere i giorni della nostra vita seguendo i nostri sogni, progetti, e cercando di renderci felici. Questo è un tribto a una grande artista che stava percorrendo la strada giusta, la quale però ha subito una tragica deviazione. E a lei che, infatti, è ispirata questa settimana d'Arte e Letteratura
Una tragedia avvenuta esattamente da un mese, ha scosso la mia vita e quello che era il mio passato felice. Una ragazza che conoscevo, stimavo e ammiravo tanto e per la quale provavo un affetto sincero, è venuta a mancare in un terribile incidente stradale. La maniera in cui l’ho scoperto, ovvero con un post su Facebook, mi ha tenuto in uno stato di shock per non so quanti giorni. È stato devastante.
Oggi
è il trigesimo della sua scomparsa,
e da questa esperienza dolorosa ho tratto diverse riflessioni. Sono rimaste
dentro di me a macerare per un mese, e aspettavo solo il momento giusto per sviscerarle.
Era
giovanissima, piena di talento, sogni, allegria e bellezza. Sì, lei era
attratta irresistibilmente dalle cose belle, dalla magia sprigionata dall’arte,
catturata in un volto, e sarebbe arrivata sicuramente lontano. Anzi, lo stava
già facendo; la strada del successo e
della felicità attendeva solo i suoi passi. Invece, l’unica strada che ha visto
e percorso per l’ultima volta è stata quella della sua morte. Quel corpo così
espressivo che parlava anche solo rimanendo fermo, i suoi occhi così luminosi,
il suo sorriso sempre pieno di gioia. Ho realizzato che niente di tutto ciò
avrei più rivisto.
Pochi minuti prima era
un volto, un corpo, una voce, poi all’improvviso è finito tutto così, in mezzo alle lamiere accartocciate
della sua vettura, dalle quali è stata sbalzata fuori dopo aver tamponato un
tir. Mi sono venuti i brividi al solo pensiero. Quanto è fragile l’essere umano
con le sue ossa, i suoi muscoli e il suo cuore che si spezzano, si lacerano, si
fermano per sempre.
Basta un attimo e la tua
esistenza è finita, già si parla di te al passato. Sei passata.
Ho
anche sentito dire, a proposito di questa drammatica fatalità, che è inutile
fare dei progetti a lungo termine, perché non puoi sapere se riuscirai a compierli.
Ma io non sono d’accordo: nel periodo di tempo che intercorre fra il momento
della nostra nascita e quello della nostra morte, bisogna lavorare duro e mettersi a frutto, come ha fatto lei.
Se
c’è una cosa che questa ragazza ha insegnato a chi l’ha conosciuta e amata, è
che certo, non possiamo sapere quando finiranno i nostri giorni in questo
mondo, ma è fondamentale capire in quale
direzione vogliamo andare, su quale strada vogliamo camminare per raggiungere
una meta. Fra lei e il suo traguardo c’era un tir. Basta un attimo. Sei
passata.
Ho
pensato che fosse mio compito celebrarla, ricordarla nel modo migliore che
potessi, con il dono che mi è stato dato, così come lei aveva impiegato il suo.
E sono entrata in punta di piedi nella sua intimità, nel suo mondo di sogni,
nel suo piccolo nido. Non me ne vorrà, ne sono sicura, perché lei aveva la
capacità di farsi amare, ed è naturale cercare un contatto, in qualche modo.
I nostri cari, adesso,
camminano su strade a noi sconosciute.
Ma non con il corpo, che è un involucro destinato a noi a causa della necessità
di vedere e toccare per accettare la dipartita, bensì con un’essenza primordiale che è volatile, la prima ad abbandonare
la Terra perché la più preziosa, che ci appartiene solo per un tempo limitato. Questo
che abbiamo è un tempo che si deve misurare in desideri, così come sapeva fare
lei.
E io? Ho smarrito la mia
strada? Oppure è solo
sceso il crepuscolo che mi impedisce di vedere dove vanno i miei passi?
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