Amici di penna. Non aspettare che qualcuno cambi per te, ma cambia tu per non doverlo chiedere agli altri

In alcune circostanze sembra ingiusto dover cambiare se stessi, anziché spingere chi realmente dovrebbe farlo, ma purtroppo alcune persone riescono a deresponsabilizzarsi e giustificarsi immeritatamente. Cosa fare, allora, quando l'altro non sa o non vuole migliorare? Cambia tu: se cambierai ed evolverai, non avrai più bisogno di chiederlo agli altri. Starà a loro scegliere se seguirti o lasciarti andare perché non sei più alla loro portata.


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Di recente, ho avuto modo di riflettere sulle dinamiche relazionali e sul perché siano diventate così complicate, oggi. In realtà, credo che lo siano sempre state, ma una volta non ci si curava molto della mente, non si pensava a migliorare e a cambiare, ma la personalità era vista come una componente fissa dell'individuo. C'era (e c'è) chi si approfitta e chi subisce, senza sapere o poter difendersi. 
La persona buona era (ed è) vista come debole, che non sapeva farsi valere e, un po' come piace tanto fare in questo paese, si faceva (e si fa) victim blaming, ovvero si accusava la vittima per ciò che le è successo.
Quello che ho notato in questo mio periodo di crescita, è qualcosa di profondamente illogico, quasi una beffa: chi commette uno sbaglio, di qualsiasi natura, nella maggior parte dei casi non percepisce di essere nel torto, e quindi è convinto di non dover rimediare, mentre chi lo subisce viene attanagliato da una serie infinita di pensieri distruttivi che lo logorano, facendolo sentire parte di un problema che non ha causato lui. Le relazioni personali, per questo motivo, diventano totalmente sbilanciate. 
Purtroppo, sono inutili i tentativi di ragionare. Molti rapporti sono tossici non solo per le modalità, ma anche per questa ostinazione a voler imporre cambiamenti, o aspettarsi che avvengano. Sopportare, mediare e soffrire in silenzio sono insegnamenti tramandati soprattutto alle bambine, per far capire loro che non devono dar fastidio, desiderare, chiedere che i loro bisogni siano soddisfatti. Vengono educate a sentirsi sempre colpevoli di esistere. 

Ma, allora, cosa si può fare per non continuare a essere l'incudine? 

In alcune circostanze sembra ingiusto dover cambiare se stessi, anziché spingere chi realmente dovrebbe farlo, ma purtroppo alcune persone riescono a deresponsabilizzarsi e giustificarsi immeritatamente. Cosa fare, allora, quando l'altro non sa o non vuole migliorare? Cambia tu: se cambierai ed evolverai, non avrai più bisogno di chiederlo agli altri. Starà a loro scegliere se seguirti o lasciarti andare perché non sei più alla loro portata.
Il tuo cambiamento metterà in moto un meccanismo di selezione naturale, cioè quelle persone che capiranno di non poterti più controllare, o semplicemente non avranno più nulla in comune con te, si allontaneranno senza sforzo. 
Essere cosciente del tuo valore è l'unico modo per smettere di sentirti la causa di ogni male del mondo, e considerare (pericolosamente) ogni opinione degli altri nei tuoi riguardi come giusta e vera. Sarà facilissimo capire chi dice la verità su di te. 
Il sentimento comune afferma che, per tenere in piedi una relazione, debba sacrificarti, espiare le colpe dell'altra persona, annullarti per lei. Tutto ciò, fa parte di quell'assetto mentale tossico di cui parlavo prima. Naturalmente, tu sei responsabile di quello che dici e fai, e anche della tua capacità di proteggerti. 
L'amor proprio, è l'unico scudo da utilizzare contro chi non ha amore per te. 

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