Amici di penna. Da cosa nasce la resilienza? Si può davvero tornare come prima?
Una delle parole forse più abusate e inflazionate degli ultimi anni, è sicuramente "resilienza", cioè la capacità di ricostruirsi e rinascere dopo un evento doloroso. A molti, addirittura infastidisce. Vi siete mai chiesti quali siano le radici di questa qualità così portentosa, e come facciano le persone (non tutte, purtroppo) a metterla in pratica?
Resilienza, e non è un caso, fa rima con resistenza, perchè non è altro che questo: resistere al dolore, per rinascere più forti di prima. In meccanica, è la proprietà di un oggetto di assorbire l'energia durante le deformazioni elastiche e plastiche, per poi tornare esattamente alla sua forma originaria. Come vedete, non si discosta tanto dal significato che le attribuiamo.
Molte persone hanno questa qualità innata, ma ci si può anche lavorare per ottenerla. Ma come si fa?
Per diventare resilienti, ovvero trasformare la sofferenza in un'opportunità di crescita, miglioramento e tornare come prima, il segreto è avere fiducia. Contare sulle proprie capacità, lavorare sui propri difetti e valorizzare i propri pregi, sono abilità che spesso non possediamo, soprattutto se abbiamo una bassa autostima e ci lasciamo andare in balia degli eventi.
Così come ho trattato in altri post inerenti all'argomento, una bassa autostima porta a farci manipolare dagli altri oppure, alla ricerca di quell'amore che non diamo a noi stessi/e, e siamo disposti a qualunque cosa per averlo.
La chiave che fa aprire questa porta, si chiama consapevolezza. Più si è consapevoli dei propri limiti, difetti e punti di forza, più riusciremo a sfruttare le nostre risorse e tornare nella nostra autenticità ogni volta che veniamo colpiti.
Vi assicuro che trovare il coraggio per sviluppare la consapevolezza necessaria alla resilienza, è molto faticoso! Penso che, però, ognuno di noi dovrebbe scoprire se la possiede oppure no, anche se, è a dispetto della sua etimologia, soprattutto in questo ultimo periodo mi sto rendendo conto che non si possa ritornare davvero come prima dopo un dolore.
C'è sempre qualcosa che cambia nei nostri comportamenti, nei nostri pensieri, che ci insegna magari. La resilienza, intesa non in senso così assolutistico, ovvero non come una bacchetta magica, la possiamo accogliere come una spinta interiore alla ricostruzione.
Questa accezione, forse più realistica, resta comunque difficile da mettere in pratica. Non sempre si ha la forza necessaria, o la volontà. Con i propri tempi, è possibile riuscire a risolversi per andare avanti. Ecco: forse è andare avanti e non ritornare come prima, la vera sfida che dobbiamo proporre a noi stessi/e.
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