Psychè. Inizia una nuova tappa del mio viaggio: la psicoterapia

Come avevo lasciato trapelare in qualche altro post, da circa un paio di settimane ho iniziato un percorso di psicoterapia. Non nascondo che avevo molta ansia, aspettative e preoccupazioni al riguardo, ma ho cercato di farmi forza e buttarmi in questo nuovo viaggio dentro me stessa








Ha inizio un nuovo viaggio dentro me stessa: da circa un paio di settimane ho intrapreso il percorso di psicoterapia di cui sapevo di aver bisogno. Mi era già capitato, in passato, di abbozzare qualche incontro, ma ahimè ero riuscita solo a grattare la superficie. Sono stati tentativi, purtroppo, inutili. 
Mi sono affidata alla Sanità Pubblica, ovvero a un iter per il supporto psicologico che ha implicato una lista d'attesa lunga un anno. Nel frattempo, la prassi richiedeva prima una capatina dallo psichiatra, per avere una prima diagnosi e, eventualmente, la terapia farmacologica. 
Ora, è giunto il momento più importante, comincia davvero il lavoro su me stessa e devo metterci tutto l'impegno, perché voglio cambiare e migliorare, soprattutto. 
Il dottore mi ha detto, anche se non ce n'era bisogno, che la psicoterapia è un lavoro estremamente profondo, molto doloroso, ma è l'unico possibile per sbloccarsi e vivere, finalmente. 
Il resoconto delle prime due sedute è, tutto sommato, positivo. Ho scoperto diverse cose della mia psiche di cui non ero a conoscenza, due sono le più importanti: la prima è che la mia ansia si estrinseca in una serie di compulsioni che, nei momenti in cui  sono agitata o nervosa, mi danno l'illusione di avere un controllo. La seconda, è che ho la tendenza a giudicarmi male nel momento in cui provo emozioni, che cerco di reprimerle perchè mi travolgono e mi sento male, nel momento in cui le provo. Invece, devo lasciarle fluire. 
Il primo esercizio che devo fare, è analizzare i miei pensieri: scrivere su un foglio le emozioni che mi provocano, insieme alle corrispondenti manifestazioni fisiche. L'altro, è capire quali emozioni mi attraversano nel momento in cui ho lo stimolo della compulsione, ad esempio che cosa provo o cosa penso nella mia testa quando ho l'irrefrenabile tentazione di drizzare un quadro, o lisciare le pieghe di un lenzuolo. 
La prima seduta, durante la quale sono dovuta tornare con la memoria a degli episodi traumatici della mia vita, è stata emotivamente molto pesante. Quando sono tornata a casa, ero stanca e scossa, ma tuttavia lo avevo messo in conto, non me ne sono meravigliata. 
Ci sono molti insegnamenti che sto iniziando a mettere in pratica, e non vedo l'ora di discuterne con voi, nei prossimi post, perché il senso di questa rubrica è neutralizzare lo stigma sociale, ma anche far capire che non c'è nulla di sbagliato nel raccontarsi a una persona competente, che possa aiutare concretamente nel superamento degli ostacoli. 
Ricordate sempre una cosa: il sostegno delle persone che vi vogliono bene è fondamentale, ma non potete pretendere che risolvano quei problemi che voi stessi, talvolta, preferite ignorare. Oltretutto, nessuno di loro ha il compito di salvarvi. 
Bisogna riuscire a salvarsi da soli/e. 








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