7/10/23

Fuori di pagina. Un'estate tutta da sfogliare, con Lagraziadeilibri!

 Siamo arrivati a luglio,  è scoppiato il caldo e la voglia di vacanza, e naturalmente non si può non partire senza una lista di libri da leggere sotto l'ombrellone. Con Lagraziadeilibri, l'estate è tutta da sfogliare!



Ph. Pixabay





Weyward, Enrica Budetta 



Hanno fatto di tutto per metterci in gabbia, ma una donna Weyward sarà sempre libera e selvaggia.
2019. Con il favore del buio della sera, la trentenne Kate fugge da Londra alla volta del Weyward Cottage, una vecchia casa di campagna ereditata da una prozia che ricorda appena. Avvolta da un giardino incolto su cui torreggia un acero secolare, la dimora la proteggerà da un uomo pericoloso.
Presto, però, Kate inizierà a capire che le sue mura custodiscono un segreto molto antico.
1942. Mentre la guerra infuria, la sedicenne Violet è ostaggio della grande e lugubre tenuta di famiglia. Vorrebbe soltanto arrampicarsi sugli alberi e poter studiare come suo fratello, ma da lei ci si aspetta tutt’altro. Un pensiero inquietante, poi, la tormenta: molti anni fa, poco dopo la sua nascita, la madre è scomparsa in circostanze mai chiarite. L’unica traccia di sé che ha lasciato è un medaglione con incisa la lettera W.
1619. La solitaria Altha, cresciuta da una madre che le ha trasmesso il suo amore per il mondo naturale, viene accusata di stregoneria; rinchiusa nelle segrete di un castello, presto sarà processata. Un contadino del villaggio è morto dopo essere stato attaccato dalla propria mandria, e la comunità locale, coesa, ha puntato il dito contro di lei: una donna insolita. E le donne insolite fanno paura.
Ma le Weyward appartengono alla natura. E non possono essere addomesticate. Intrecciando con maestria tre storie che attraversano cinque secoli, Emilia Hart ha dato vita a un potente romanzo sulla resilienza femminile e sulla forza salvifica della solidarietà tra donne in un mondo dominato dagli uomini.

         
 Il mio nome nel vento, Alessandro Rivali 


Notte del 18 luglio 1936. Barcellona brucia. Inizia la guerra civile che porterà al potere Franco. La famiglia italiana Moncalvi, titolare di una delle più rinomate gastronomie della città, è al bivio: cercare di sopravvivere nei tumulti o tentare la fuga verso l'Italia. Decideranno di partire, ma sarà uno strappo doloroso. A raccontare l'epopea della famiglia Moncalvi è Augusto, "Gutin", il più piccolo dei fratelli. Dopo un viaggio sospeso tra il sollievo di essere scampati alla violenza, la disperazione per aver lasciato la propria casa e la speranza in un nuovo avvenire, gli occhi sognanti del ragazzo 
vedranno le meraviglie di Genova, la villa sulle colline di Gavi dove ripareranno, l'incanto della vita nei boschi. Ed è qui che Gutin rimane affascinato da uno zio avventuriero, grande conoscitore di quelle storie di mare di cui la fantasia del ragazzo si nutre. Ma Augusto resta affascinato anche da una ragazza dai riccioli neri, Laura, con la quale inizia a trascorrere le sue giornate. Quello che gli manca, però, è il coraggio di dichiararle il suo amore. Qualche anno dopo questo piccolo Eden viene spazzato via dai venti della Seconda guerra mondiale. L'adorato zio sceglie di salire sui monti con i partigiani, Laura fugge insieme alla sua famiglia: la vita dei Moncalvi non è più la stessa. Giulia, la sorella maggiore, è costretta a occuparsi della casa e dei suoi fratelli, confidando a un diario i suoi sogni di ragazza. Finché un giorno i tedeschi prendono possesso di villa Moncalvi e Augusto, attraverso il confronto con un medico dell'esercito invasore e quello sempre più stretto con sua sorella, impara a distinguere il confine tra il bene e il male e a rimettere insieme i tasselli della sua storia famigliare. Quando la guerra volge al termine, Gutin prova a rintracciare suo zio e quella ragazza dai riccioli neri che non vede da mesi, sperando che nel frattempo non si sia dimenticata di lui. Con Il mio nome nel vento Alessandro Rivali dà vita, con la sua scrittura poetica e limpida, a una grande epopea famigliare, un viaggio frutto di una ricostruzione basata su documenti della sua famiglia, a cui si ispira da vicino quella immaginaria dei Moncalvi, e sui fatti di un periodo di Storia cruento e cruciale

 Il diavolo in noi. Viaggio nelle menti criminali ai confini tra bene e male, Gwen Ashdead e Eileen Horne


«Ogni crimine violento è una tragedia, tanto per le vittime e i loro familiari quanto per i colpevoli.» A sostenerlo è la psichiatra e psicoterapeuta forense Gwen Adshead. La sua trentennale esperienza, maturata in particolare nell'ospedale psichiatrico di massima sicurezza di Broadmoor, in Inghilterra, l'ha infatti convinta che i pazienti da lei trattati – essenzialmente detenuti colpevoli di omicidio – sono, piuttosto, dei sopravvissuti a un disastro, dove «loro sono il disastro» e gli psicoterapeuti «i primi soccorritori». Qualunque sia il crimine commesso dai suoi pazienti, dall'omicidio seriale allo stalking, dall'incendio doloso all'abuso su minori, il suo obiettivo è aiutarli a conoscere meglio – e a cambiare – la loro 
mente. Negli undici ritratti qui raccolti, ottenuti attingendo a plurimi casi di studio e con la collaborazione della coautrice Eileen Horne, Adshead ci avvicina a persone che normalmente considereremmo «mostri» e, caso dopo caso, mette in discussione il nostro concetto di «male» dimostrando una straordinaria capacità umana di empatia, cambiamento e redenzione. L'invito dell'autrice è quello dunque di «avventurarsi oltre quel livello superficiale, e immergersi nel profondo, là dove le storie buie sprigionano molta luce» per incontrare insieme «singoli individui, non creature mitiche, e per capire cosa possono insegnarci le loro vite». Sfidando i pregiudizi che albergano in ogni lettore, "Il diavolo in noi" ci aiuta a pensare all'impensabile e a dare parole all'indicibile. Ma soprattutto è un libro vitale e compassionevole che risveglia le corde della nostra umanità. Un'immersione profonda e toccante nelle menti criminali che racconta la natura del male, la natura umana e la nostra società.


Il canto dell'onda, Alessandro Gozzi



Gli Hinthial, personificazioni degli elementi naturali, si sono rivoltati contro gli abusi degli Umani, sterminandoli. Due secoli dopo la razza dei Lumi, dai tratti umani e in grado di interagire con la natura, vive armonia con animali e piante. Finché Kjan, fuggito a un agguato, giunge al villaggio Valdel e lancia l’allarme su una serie di rapimenti nella zona. I giovani Len, Gaia, Celia e Laran partono con lui per indagare e il viaggio si fa presto movimentato e pericoloso. I ragazzi vengono assaliti, i cavalli fuggono e la minaccia incombe su di loro. Finché vengono sorpresi, catturati e portati in un sotterraneo dove avvengono orribili esperimenti.



E non vissero per sempre felici e contenti, Stephanie Garber sequel di "C'era una volta un cuore spezzato"



Dopo che Jack la tradisce, Evangeline Volpe giura che non si fiderà mai più di lui. E ora che ha scoperto la sua magia, può anche risolvere le situazioni rimaste in sospeso, e anche riscattare la possibilità di un lieto fine che Jack le aveva portato via. Ma deve continuare a fare i conti con la profezia che la condanna a essere la «chiave» capace di aprire il leggendario Arco del Valory. Eve si intestardisce a fare tutto da sola, ma deve rassegnarsi: non può. L'aiuto di Jacks le è necessario ma, al tempo stesso, questo aiuto diventa sempre più disinteressato. Man mano che i due si conoscono meglio, e si conoscono davvero, l'attrazione che li ha sempre, in fondo, legati, diventa sempre più forte e meno difficile da negare. Quali che fossero gli obiettivi di partenza di Jacks alla fine - e senza l'ausilio di alcuna magia - si riducono a uno solo, a inseguire la possibilità concreta di una felicità insieme a Eve. Il destino però, o meglio il Tempo, pare decidere diversamente. Insieme, dovranno combattere vecchi amici, nuovi nemici, e una magia che gioca con testa e cuore. Evangeline si è sempre fidata del suo cuore, ma questa volta non sa se può farlo...


                    Il cognome delle donne, Aurora Tamigio 



All'origine c'è Rosa. Nata nella Sicilia di inizio Novecento, cresciuta in un paesino arroccato sulle montagne, rivela sin da bambina di essere fatta della materia del suo nome, ossia di fiori che rispuntano sempre, di frutti buoni contro i malanni, di legno resistente e spinoso. Al padre e ai fratelli, che possono tutto, non si piega mai sino in fondo. Finché nel 1925 incontra Sebastiano Quaranta, che "non aveva padre, madre o sorelle, perciò Rosa aveva trovato l'unico uomo al mondo che non sapeva come suonarle". E un amore a prima vista, dove la vista però non inganna. Rosa scappa con lui, si sposano e insieme aprono un'osteria, che diventa un punto di riferimento per 
la gente dei quattro paesi tutt'intorno. A breve distanza nascono il bel Fernando, Donato, che andrà in seminario, e infine Selma, dalle mani delicate come i ricami di cui sarà maestra. Semplice e mite, Selma si fa incantare da Santi Maraviglia, detto Santidivetro per la pelle diafana, sposandolo contro il parere materno. E quando lui diventa legalmente il capofamiglia che cominciano i guai, e un'eredità che era stata coltivata con cura viene sottratta. A farne le spese saranno le figlie di Selma e Santi: Patrizia, delle tre sorelle la più battagliera, Lavinia, attraente come Virna Lisi, e Marinella, la preferita dal padre, che si fa ragazza negli anni ottanta e sogna di studiare all'estero. Su tutte loro veglia lo spirito di Sebastiano Quaranta, che torna a visitarle nei momenti più duri.

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