Amici di penna. Il cambiamento avviene con una rottura: non abbiate paura di rompervi
A volte, compio uno sforzo di memoria per ricordare com'ero da bambina, ma anche solo pochi anni fa. Sono cambiata molto, soprattutto caratterialmente. Psicoterapia e batoste hanno forgiato una Grazia nuova che, sotto diversi punti di vista, mi piace. Come cambia la percezione di noi stessi negli anni?
Quando cerco di andare indietro con gli anni e ricordare com'ero, come fisico e personalità, mi rendo conto di quante evoluzioni abbia compiuto, e chissà quante ancora ce ne saranno. Chi mi segue sui social sa che, anche dopo lunghi periodi di benessere, vado incontro a ciclici momenti di crisi. Ho capito che, per quanto siano dolorosi e destabilizzanti, abbiano una funzione importante: il cambiamento.
Ogni crescita, piccola o grande che sia, si verifica quando mettiamo in discussione tutto, ci sentiamo crollare, quando raggiungiamo il cosiddetto punto di rottura. Si rompe qualcosa, se ne costruisce una nuova. Magari migliore. Per alcune persone rompere tutto è facile, piacevole, quasi necessario per la sopravvivenza, per altre no. Non riescono a sostenere quel momento di vuoto, quel punto esatto di passaggio da una situazione familiare a una ignota.
Eppure, è proprio in quell'attimo di smarrimento che diventiamo noi stessi. Siamo nuovi, funzionali, riusciamo a sperimentare, a trasformarci nella nostra versione migliore. Come ho spesso scritto in altri post, la vita è una questione di scelta, e ciò implica diventare qualcuno che non conosciamo, ma che possiamo scoprire. Prendo me stessa come esempio, perché ho scelto di nutrire la mia parte migliore, quella intraprendente, che ama imparare e non ha paura di sbagliare, ormai, perché sa che un errore o un fallimento non intaccano il suo valore come persona.
Sono sempre stata educata a compiacere, a cedere ai desideri altrui, a mostrarmi gentile, ma con distacco. Ero l'unica della mia classe, alle Elementari, che dava del lei alle maestre, mi isolavo perché mi sono sempre percepita diversa dagli altri. E diversa lo ero davvero. Dai pochi ricordi che ho, credo di aver avuto un'infanzia un po' triste, a causa della mia malattia, perché mi dava un fardello di responsabilità che nessun bambino, di solito, avrebbe. Da lì è nata la mia mania del controllo, la tendenza a reprimere le emozioni.
Dovevo mostrarmi forte per non deludere i miei genitori, i quali mi consideravano "coraggiosa". Allora, ingoiavo tutte quelle lacrime che avrei voluto far uscire quando l'ago del prelievo mi faceva troppo male, o quando avevo paura di entrare nel macchinario della risonanza magnetica. Gli altri bambini facevano i capricci e urlavano, io no: restavo in silenzio. Avevo bisogno di essere lodata, di sentirmi dire che ero brava. Capii che, in quel modo, sarei stata amata.
Per tutta la vita, la parola brava mi ha perseguitato e condizionato, e adesso la odio. Mi ha impedito di crescere e commettere sbagli, anche solo di fare quelle cavolate che fanno gli adolescenti, come provare una sigaretta. Volevo mantenere un'immagine immacolata di me, perché credevo che in quel modo mi avrebbero scelta. Così, diventai rigida, spietata con me stessa e con ogni mia più piccola debolezza. Di conseguenza, credevo necessario sacrificarmi, staccare un po' alla volta pezzetti di me per offrirli a persone che, di solito, non sapevano cosa farsene. E, quando non venivo scelta, mi convincevo che il motivo fossi io. Il risultato è che ho rischiato di perdere totalmente me stessa.
Crescere, adesso, significa smettere di essere brava, permettermi di buttare tutto all'aria e ricominciare. Dobbiamo fregarcene di essere perfetti, non dobbiamo inseguire standard comportamentali o farci abbindolare da quello che vediamo sui social. Il vero progresso interiore non è raggiungere un determinato peso, avere la pancia piatta o i bicipiti scolpiti. Non è la corsa all'università per laurearsi entro i tre/cinque anni. Non è sposarsi e fare figli entro i fatidici trent'anni, altrimenti hai fallito.
Il vero traguardo, è riuscire a fare tutte queste cose se e quando lo decidiamo. Solo quando affrontiamo ciò, con la paura, ma anche seguendo il nostro naturale sviluppo, riusciamo davvero a evolverci.
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