Amici di penna. Lettera a me stessa: la mia trasformazione
La mia evoluzione continua, anche se a volte mi rendo conto che stia perdendo qualcosa, e qualcuno, per strada. Chi sarò una volta che sarà tutto finito? Sarò abbastanza brava da continuare da sola? È un momento di transizione, dove mi sento forte e fragile allo stesso tempo, e scoprire la mia identità può farmi paura. Ma ciò di cui non ho più paura, però, è continuare
Cara me,
è passato molto tempo da quando ti ho scritto l'ultima lettera, e molte cose sono cambiate: alcune in meglio, altre in peggio. Ma è così che deve essere, non mi aspettavo nulla di diverso.
Ciò che mi preme fare, è di esprimerti a parole i miei pensieri, perché sono l'unico modo per razionalizzarli e anche per lasciare delle testimonianze di questo passaggio. Scrivere non è solo il dono di raccontare, ma anche ragionare e lasciare un ricordo delle tue versioni precedenti, non credi?
Lamento che non sia stata forte abbastanza per restare com'ero, perché il dolore mi ha cambiato. Sento di non essere più la stessa, e già il fatto che abbia questo forte bisogno di solitudine è indicativo della mia trasformazione. Non che prima fossi l'anima della festa, ma ero più incline alla socialità, non disdegnavo la compagnia. Adesso, il solo pensiero di usare il mio tempo con qualcuno mi suscita fastidio e noia.
È un momento di transizione: sono sicuramente più forte di prima, mi piace aver valorizzato la mia testardaggine, ma è proprio adesso che emerge anche la fragilità, perché ancora non sono qualcosa di definito. Mi sento come un cucciolo che, appena espulso dall'utero, deve immediatamente imparare a sorreggersi sulle zampe. Ecco, ora le mie zampe a stento riescono a tenermi dritta: mi faranno camminare, saltare e correre?
Ho un cartello appeso con la scritta "work in progress", sono ancora una cosina timorosa che sente troppo la necessità di proteggersi, di essere amata.
Nonostante la paura che mi si veda troppo il cuore spezzato attraverso le parole, non posso esimermi, perché nella vita quotidiana è difficile, di solito, aprirmi.
La verità è che amo comunicare, nonostante la mia diffidenza. Quello che sto imparando in questi ultimi mesi è prezioso: ho imparato ad amarti, a parlarti in maniera gentile e indulgente, a metterti al primo posto ed essere un po' più egoista, nel senso buono del termine: sto ascoltando di più i tuoi bisogni e combatto affinché anche gli altri lo facciano, senza più sentirmi in colpa. Ho capito, finalmente, che io sono abbastanza, anzi, molto più di quello che credevo, e non mi sento più inadeguata, se non in particolari contesti che però affronterò e risolverò.
La mia evoluzione continua, anche se a volte mi rendo conto che stia perdendo qualcosa, e qualcuno, per strada. Chi sarò una volta che sarà tutto finito? Sarò abbastanza brava da continuare da sola? È un momento di transizione, dove mi sento forte e fragile allo stesso tempo, e scoprire la mia identità può farmi paura. Ma ciò di cui non ho più paura, però, è continuare.
Già che non sono più voltata indietro, verso il passato, è stata una grande conquista. In un momento storico e culturale come questo, è facile perdere fiducia in sé e smettere di sperare nel futuro. Non mi sto illudendo: sono realista, e so benissimo che le aspettative sono piuttosto nebulose, ma ciò che aveva abbattuto la mia voglia di vivere era la mancanza di fiducia che avevo nelle mie potenzialità.
Su quelle posso continuare a lavorare, ma devo accettare che purtroppo non posso controllare tutto il resto. Questo è un assunto fondamentale per imparare a ridimensionare l'ansia di cui soffro.
Il cammino è ancora lungo, cara me, ma sono sicura che riuscirai, anzi, riusciremo, a diventare qualcosa di meraviglioso. Diventerai una donna forte, consapevole, matura, indipendente, che non ha bisogno degli altri per sentirsi apprezzata.
Tu sei coraggiosa, sferzante, e il fatto che abbia chiesto aiuto in un momento di tracollo ha già fatto di te una persona vincente.
Ti amo, e da oggi in poi te lo dirò ogni giorno.
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