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Uomini sempre più incattiviti, arrabbiati con le donne, perché provano ad alzare la testa e ribellarsi. Molti di loro rimpiangono i tempi in cui la donna restava confinata in casa, partoriva e soddisfaceva le voglie del marito senza fiatare. Ciò che rimproverano loro, oggi, è aver preso in mano la propria esistenza e decidere cosa farne. Fuori dal proprio controllo. Oggi, il ruggito delle donne delle nuove generazioni, che è diventato più forte delle precedenti, sta spaventando quegli uomini abituati al comando e all'obbedienza. Mi spiace dirlo, ma questa attitudine viene trasmessa da quelle donne compiacenti al Patriarcato, ossia le loro madri, che a loro volta sono state soggiogate: una catena che si rafforza di padre in figlio. La misoginia prima ancora della violenza fisica, si esprime attraverso la mentalità. Secondo molti uomini, le donne sono artefici della distruzione della loro vita, infide, traditrici e puttane. Ad eccezione delle loro madri, naturalmente. Sono piccoli uomini insicuri, che proibiscono alle compagne e mogli di uscire, per la paura che possano incontrare qualcuno migliore di loro. Attraverso la possessione del loro corpo, intendono stabilire il dominio assoluto, plagiare la loro volontà, addirittura normalizzano la gelosia o l'imposizione di "regole di coppia", che hanno lo scopo di limitare il più possibile la libertà. Per non parlare degli insulti e battute sarcastiche, pensate per minare l'autostima. L'ira degli uomini frustrati, ha creato persino un fantomatico privilegio femminile, cioè una serie di vantaggi e tutele particolari che le donne avrebbero, in virtù della loro condizione di "fragilità" (la stessa in cui loro vogliono tenerle). Per esempio, le donne sarebbero sempre tutelate dalla legge in caso di divorzio, ricevendo assegno mensile e casa coniugale, sarebbero esentate dal servizio militare (a meno che non ne facciano richiesta volontaria), verrebbero sempre credute e protette in caso di violenza (credenza falsa perché, purtroppo, spesso non accade). Un orgoglio maschile ferito, che rivendica quella condizione di sottomissione imposta da sempre alle donne, per ottenere ancora più potere e riconoscimento. Tutto ciò, ha lo scopo di manipolare il pensiero comune, in modo da far passare se stessi come vittime di donne che attentano al buon cuore, alla buona fede (i cosiddetti bravi ragazzi che nessuna vuole), e anche ai portafogli. In questo modo, si alimentano degli stereotipi che conducono alle escalation di violenza che ben conosciamo, fino al femminicidio. Per le stesse ragioni che ho elencato, abbondano le vittimizzazioni secondarie e il victim blaming, cioè incolpare la vittima per ciò che le è accaduto e, sempre più spesso, dalle donne compiacenti di cui ho parlato a inizio post. Nel mio piccolo, posso solo scrivere e far sentire anch'io la mia voce, e voglio che sia assordante. Pretendo, anzi, pretendiamo di essere ascoltate.
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