10/12/23

Letteral_mente. Zucchero bruciato, Avni Doshi -recensione-

Il rapporto madre e figlia non è facile da vivere nè tantomeno da raccontare, ma la penna di Avni Doshi, stilettante ed efficace, è riuscita a trasporre le sfumature, gli stati d'animo contrastanti, talvolta anche la rabbia e poi alla fine il perdono di una figlia nei confronti della madre che non è stata esattamente esemplare, ma che ora riconosce in tutte le sue fragilità. Lagraziadeilibri vi racconta Zucchero bruciato






Descrizione

Tara è sempre stata una ribelle, contro tutto e tutti. Costretta a un matrimonio di convenienza, è scappata di casa, si è presa diversi amanti, ha vissuto a lungo insieme con un guru e si è persino ridotta a fare la mendicante. In tutto ciò, sua figlia Antara, per lei, è sempre stata un peso, una valigia da portarsi appresso e poco più. Però il tempo della ribellione di Tara adesso è finito; ha quasi sessant'anni e l'Alzheimer la sta consumando, a poco a poco ma inesorabilmente: lascia il fornello acceso per tutta la notte, dimentica le incombenze quotidiane, si ostina a telefonare ad amici morti da tempo. E non ricorda più i piccoli e grandi gesti crudeli nei confronti della figlia, che sono invece marchiati a fuoco nella memoria di Antara. Eppure, nonostante tutto, Antara si sente in dovere di occuparsi di quella madre che non si è mai presa cura di lei. E così, mentre la convivenza forzata la induce a ripercorrere le pagine più dolorose del suo passato, cerca di sbrogliare la matassa di tradimenti, riconciliazioni e rotture, e di sciogliere una volta per tutte il nodo di quel legame che ha forgiato il suo cammino, ma che adesso rischia di soffocarla. Con una prosa lucida e affilata come la lama di un rasoio, Avni Doshi scava tra le pieghe di quel rapporto unico che lega una madre e una figlia, mettendone in luce la complessità e le contraddizioni, ma anche tutta la forza e l'amore che lo contraddistingue.

Recensione

Il rapporto tra una madre e una figlia non è semplice nè da vivere nè da raccontare, perchè non sempre chi mette al al mondo una progenie si dimostra in grado di prendersene cura, così nascono rancori, rabbia e disprezzo. E questo è esattamente ciò che è accaduto a Tara, una giovane donna indiana che sceglie di occuparsi della madre affetta da un Alzheimer galoppante, ma che non si è mai dimostrata all'altezza del suo ruolo. 

La vicenda si snoda tra un presente che racconta il declino mentale di Antara e il peggioramento dei suoi difetti,  motivo di esasperazione per sua figlia, e un passato costellato di decisioni sbagliate. La più deleteria è stata quella di lasciare suo marito e portare la figlia con sè in un ashram, un luogo dove si pratica Yoga, per poi diventare l'amante di una guida spirituale. La lasciava sola per giorni, senza darle da mangiare o lavarla, e ciò ha accresciuto un vero e proprio odio. Ciononostante, da quando la malattia ha preso piede, non riesce a ignorarla e la accoglie in casa con sè e il marito americano Dilip.

La penna di Avni Doshi, stilettante ed efficace, è riuscita a trasporre le sfumature, gli stati d'animo contrastanti e infine l'amarezza, la presa di coscienza di tutte le fragilità della protagonista e della sua genitrice. L'autrice vuole farci riflettere su un quesito: è giusto essere magnanimi con una madre negligente e superficiale che si trova in difficoltà, oppure è opportuno "vendicarsi" e lasciarla nell'oblio e abbandonarla?

Ci sono figli che hanno coscienza, come Tara, la quale proprio perchè sa quanto sia stata dura crescere senza qualcuno che si fosse occupato di lei, non ha cuore di riservare alla madre, che non è più in sè, quel trattamento atroce. Le appare, sicuramente, una crudeltà. Ha sviluppato paradossalmente un'empatia che le è tornata utile. 

Ci vuole tanta forza per soprassedere, abbracciarsi la croce e sopportare quell'inesorabile decadimento che renderà sua madre una persona irriconoscibile, mettere in pausa la propria vita. Solo alla fine pare ci sia un segno, una luce di speranza per il futuro del suo piccolo nucleo familiare, nonostante il dramma. 


Voto: 7.5

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