7/17/23

Amici di penna. In un'era in cui si vive di mode, l'istruzione è passata di moda

Appare sempre più evidente che, in un'era dove ogni giorno si dettano  nuove mode, l'istruzione (ma anche la stessa istituzione Scuola) sia decisamente passat di moda. Oggi si può lavorare con un like, e dunque la cultura ha perso il suo appeal, viene ormai considerato un interesse di nicchia e i tentativi di coinvolgimento in contesti più esclusivi suonano quasi come un'esortazione paternalistica

Ph. Pixabay


Non amo generalizzare, ma posso dire che alla veneranda età di 35 anni (ancora per poco), stia osservando l'affermazione di un fenomeno piuttosto strano: in un'epoca fatta di mode, più o meno lecite, delle cose straordinarie come la cultura, l'istruzione e la stessa agenzia che le promuove, cioè la Scuola, stiano pericolosamente passando di moda. 
Probabilmente ci sono altri più qualificati di me che si sono occupati di questo problema, con dati alla mano e teorie molto più accreditate, però il taglio che cerco di dare alle mie argomentazioni è più personale. Potrei parlare da sociologa della dispersione scolastica, ma preferisco farlo da scrittrice, cioè quello che sono veramente.
I media, che non vanno osannati ma neppure demonizzati, hanno  creato delle nuove opportunità di lavoro per cui quali ci vogliono competenze specifiche, ma hanno reso paradossalmente anche più semplice la fruizione di contenuti di ogni genere, e non sempre di qualità. 
Il punto non sono i social network, ma l'immagine di sè che i giovani(ssimi) propinano oggi. Sono una Millenial, e quindi già obsoleta rispetto a questi super Z che si sono evoluti appositamente per dialogare con la digitalizzazione, ma non posso fingere di non vedere quanto la povertà di idee sia inversamente proporzionale alla velocità della loro condivisione con qualsiasi mezzo. La cosa triste è che esiste uno stuolo di accoliti, segno che le nuove generazioni stiano favorendo anche la loro stessa omologazione. 
Spesso, quando si cerca di avvicinare i giovani alla cultura, i risultati non sono incoraggianti. Un indicatore attendibile che può comprovare questa tendenza è la percentuale di lettori italiani, che è fra le più basse d'Europa. E quelle di lettori forti e fortissimi (sì, non sono delle chimere) sono veramente molto basse. 
Nonostante esistano influencer che cerchino di trasformare il sapere in una moda, oggi si può lavorare con un like, e dunque la cultura ha perso il suo appeal (anche se forse non l'ha mai avuto), e viene ormai considerato un interesse di nicchia. I tentativi di coinvolgimento in contesti più esclusivi diventano quasi un'esortazione paternalistica. Vero è che non tutti dovranno diventare dottori e professori, ma un livello di cultura di base ci vuole per tutto e per tutti, perchè il solo empirismo o la sola teoria sono insufficienti e lacunosi. 
Poichè sono una creatrice di contenuti, anche informativi, posso dire senza alcuna presunzione che potrei anch'io prendere questa direzione. Cerco di dare un modesto contributo alla diffusione della passione per i libri (quella che fa parte di me da tempo immemorabile) attraverso soluzioni accattivanti e originali. Come quando si cerca una ricetta appetitosa per far mangiare la verdura ai bambini, insomma. 
Mai metafora poteva essere più calzante: bisogna essere educati a certe buone abitudini per praticarle e, soprattutto, apprezzarle. Con la loro funzione aggregante i social potrebbero aiutare ad avvicinare i giovani, per evitare che il loro potenziale si disperda. Soprattutto quando potrebbero contrastare la penuria creativa e posti vacanti nelle aziende.

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