4/17/23

Amici di penna. Mancanza di empatia, come convivere con chi non ci comprende?

La percentuale di persone empatiche nel mondo è piuttosto bassa, e naturalmente la stragrande maggioranza di quelle dotate di una sensibilità normale o anche in deficit, genera degli squilibri. Rischiamo, quindi, di doverci confrontare sempre con persone che non capiscono i nostri stati d'animo ed esigenze. Come si fa a vivere in un mondo dove si viene costantemente invalidati o fraintesi? 



Ph. Pixabay




La vita per noi empatici è dura. L'intelligenza e la sensibilità sono qualità meravigliose, che però ci rendono troppo vulnerabli al resto del mondo: vediamo, sentiamo e capiamo troppo. E ciò provoca delle sofferenze inimmaginabili. 
Poi, c'è una percentuale della popolazione mondiale che, in virtù della sua normale sensibilità o perchè ne è totalmente sprovvista, vive in condizioni di relativo benessere (anche fisico, perchè non somatizza) e tranquillità. 
Queste persone non vivono in costante stress psicofisico, nè sono disturbate da musica ad alto volume o contatto sociale, e ostentano una buona sicurezza di sè. Sono decisamente nella media, e forse sono anche i più fortunati. 
Le P.A.S. (persone altamente sensibili) che sono per definizione empatiche, invece, sono doppiamente sfortunate: devono gestire il sovraccarico di stimoli e rischiano di diventare vere e proprie pattumiere emotive da parte di chi li sfrutta come psicologhe low cost. Poi, una volta esaurito il compito, le congedano con una scusa qualunque, magari addossando loro la colpa o inventandosi delle mancanze. 
Molti di noi si abbattono, vengono depauperati delle  energie vitali e  costretti a fare i conti con il dolore e il senso di inadeguatezza che sono costanti nelle nostre vite. Cerchiamo qualcuno che ci comprenda e ami con tutti i nostri difetti, o perlomeno quelli che gli altri considerano tali, perchè la forza di carattere viene sempre associata a un certo cinismo e capacità di nascondere le emozioni. Si tratta di una qualità desiderabile nella società, che da sempre ha spinto noi empatici a sentirci deboli ed esclusi. 
Tutti pretendono di essere capiti e amati, ma pochissimi sono disposti ad amare e ascoltare. Sanno soltanto rubare tempo, disponibilità e bontà a chi è una miniera, e pensano che sia al mondo per riempirli. Poi iniziano a lamentarsi che non esistono più le brave persone, ovvero che non possono più risucchiare alcunchè in quanto gli empatici hanno bisogno della solitudine per curare le proprie ferite. 
Tutti si mascherano da empatici, hanno una così alta considerazione di sè che ritengono sia impossibile non amarli, o forse in realtà hanno un disperato bisogno di sapere che non sono così mediocri. 

Come convivere con persone che non ci comprendono? 

Noi siamo abilissimi a capire gli altri, ma dobbiamo prendere atto che quasi nessuno riuscirà a comprendere noi. Se partiamo da questo semplice assunto, potremo arrivare alle considerazioni successive. 
Per mia esperienza personale, posso dire che ho imparato a considerare questa mancanza come un limite, qualcosa che va oltre le normali capacità cognitive ed emotive, e la maggior parte della gente non si rende conto o non ha interesse a superarlo, a fare uno sforzo. Nella loro ottica, è sempre chi si trova in minoranza a doversi adattare e mai viceversa. Non rinuncerebbero mai al loro privilegio di normalità: in fondo, chi glielo fa fare di vivere il disagio e le fragilità di chi sta loro intorno? 
Un esempio molto stupido: io sono mancina, e ho avuto sempre molte difficoltà a utilizzare utensili come forbici o coltelli, che sono pensati per destrimani. Ho dovuto fare pratica diverso tempo, quando ero bambina, affinchè imparassi a usarli correttamente per non rischiare di farmi male. 
Ecco: l'empatia è così. Continuo adattamento per non farsi del male. 





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