3/06/23

Amici di penna. Il giudizio come filtro di controllo sociale: cosa ci spinge a giudicare?

Ci sono persone che temono costantemente il giudizio per ogni cosa, e non di rado si trasformano anch'esse in giudici, perchè sono tanto più rigidi con gli altri quanto lo sono con se stessi. Questo è un processo a cui, più o meno, andiamo incontro tutti, ma è possibile prenderne coscienza e arginarlo


Ph.Pixabay




La società funge spesso da controllore, ovvero esiste una sorta di coscienza collettiva che agisce secondo norme più o meno tacite. Esse sorvegliano, quindi, i comportamenti dell'individuo singolo, in modo che rispetti  quelle consuetudini reiterate nel tempo e delle quali non si può più fare a meno. 

Negli ultimi dieci o vent'anni l'ecosistema società funge sempre più da filtro per condannare, prevalentemente, le scelte, gli atteggiamenti, o qualsiasi espressione di pensiero individuale che sia difforme dalle aspettative sociali. Spesso, scegliere di andare contro il pensiero unico dominante equivale all'isolamento, alla ghettizzazione; e non tutti hanno la forza sufficiente o la voglia di ignorare tale prospettiva. 

La società ha una propria mente che dirige i suoi arti, come se fosse un burattino manovrato da fili invisibili. Non prendiamoci in giro: la società è fatta di persone e ognuna è portata, per sua natura, a esprimere giudizi, per cui la notizia cattiva è che nessuno è immune da questa forma di controllo, in particolare se ci sono espressioni che cozzano col proprio sistema di valori e credenze. 

Dunque, sempre più spesso si vive temendo il giudizio degli altri, considerati più che altro come un'entità astratta che assurge a funzione di censore, e quindi ci si sente costantemente con una lampada alogena puntata in faccia, come in un interrogatorio dei film polizieschi. 

Ci sono persone che vivono per essere approvate e benvolute dagli altri, e in questo frangente entrano in gioco caratteristiche personali come la bassa autostima, quella sgradevole sensazione di non essere mai abbastanza, ergo di non essere mai adeguati in qualunque modo siano e agiscano. O, più semplicemente, quel bisogno di essere accettati e omologarsi, comune soprattutto negli adolescenti, i quali elaborano un proprio codice di comunicazione e regole, che sono per loro natura escludenti e discriminatori. 


Quale potrebbe essere, quindi, la soluzione? 


La buona notizia è che, con un po' di impegno, attenzione e sensibilità, si può arginare questo fenomeno così penoso. Perchè è nient'altro che questo: giudicare e criticare senza conoscere fatti e motivazioni. Il rimedio sarebbe coltivare l'empatia, la capacità di mettersi nei panni altrui e provare a capire il perchè di certe scelte o volontà. La chiave di tutto è questa, e vantarsi di essere insensibile (per cui, invulnerabile) non è certo un merito, anzi. 

Il segreto è provare a immaginare cosa accadrebbe se quella lampada fosse puntata sulla vostra faccia, se agli altri non tangesse nulla delle vostre emozioni e condizioni. Come vi sentireste? Male, non è vero? 

Ebbene, la stessa comprensione o compassione che cercate per voi stessi dovete esser in grado di trasfonderle anche negli altri, perchè nel momento in cui sarete voi al loro posto, le ferite faranno male. Sappiatelo. 




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