4/05/22

Letteral_mente: Nanà, Emile Zola -recensione-

Nanà è una prostituta, uno scarto della società borghese perbenista parigina, ma è anche afflitta da tormenti interiori che le impediscono di vivere un amore autentico, e si limiterà sempre a fare la mantenuta. Colei che viene imprigionata a teatro nel ruolo di cocot, è in realtà simbolo della libertà sessuale femminile, l'esplosione libidinosa del'ipocrita società francese 





Sinossi 

Nata nei sobborghi parigini, Anna Coupeau, con il vezzeggiativo di Nanà, diventa la ragazza di tutti, l'idolo delle folle, un'affascinante attrice di varietà sfruttata da avidi impresari, una “divoratrice di uomini” che dà piacere, ma toglie la pace e porta alla rovina, nella sua fatale e tragica ascesa sociale, tutti i suoi nobili e ricchi amanti. Cortigiana persa nel vortice della passione, Nanà è a un tempo corruttrice e vittima, una “mosca dorata” che vola nello sfacelo senza più salvezza e nel falso splendore del Secondo Impero di Napoleone III.


Recensione


Personaggio ambivalente e controverso, Nanà è l'archetipo di una femminilità lussureggiante e vanitosa, avida di se stessa, poichè ama rimirarsi dentro lo specchio. Si concede pienamente nel corpo ma mai nel cuore, tende sempre a nascondere fra perle, piume e sete il suo animo sempre gonfio di tormenti. 

Senza particolare vocazione artistica nè talento, un po' frivola, ammiccante, dalla simpatia zingaresca e affabulatrice, diventa il desiderio proibito di uomini che provano per lei passioni libidinose e irresistibili, castigati come sono nei ranghi dell'ipocrità società parigina. In realtà, da come l'autore fa notare, questo sistema di valori è piuttosto traballante, popolato da amanti, matrimoni di facciata, sessualità repressa in pubblico e ampiamente sfogata nel privato. Se vogliamo, Nanà assurge a simbolo della libertà sessuale femminile.

In questo contesto, la figura dell'attrice di teatro viene spesso assimilata a quella di prostituta, e perciò i ruoli affidati a Nanà sono proprio quelli di cocot, come se fosse per lei un marchio d'infamia. Il pubblico è talmente abituato a bramare per lei nelle vesti di donna del piacere, che quando interpreterà la signora perbene susciterà un effetto comico. 

Ma lei saprà come dimostrare a tutti, attraverso i suoi numerosi amanti che le garantiranno un tenore di vita invidiabile, che quella parte le sta alla perfezione. Emancipazione? chissà se con il portafoglio di altri può essere definita tale. 

Due sono gli appunti da fare per questo romanzo: capitoli eccessivamente lunghi, che arrivano anche a quaranta o cinquanta pagine e che, talvolta, rende faticosa la lettura. Questa difficoltà è aggravata da un linguaggio piuttosto forbito che, per carità, ho amato, ma ha appesantito il tutto, rendendo squilibrata la narrazione. 


Voto: 7

Se consiglio questo libro? Sì, se non temete i testi prolissi. 

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