Bookvalentine. Giornata d'autore: quale sostanza era contenuta nella pozione di Giulietta?

Nell'arcinota tragedia di Shakespeare Giulietta, per sfuggire al matrimonio con il conte Paride, assume una pozione preparata da frate Lorenzo che le provocherà uno stato di morte apparente. Ma avete mai pensato a cosa potesse contenere la misteriosa boccetta? 


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"Eccoti questa fiala: quando ti sarai messa a letto, prendi la mistura: ti sentirai subito rifluir per le vene un freddo torpore; il polso perderà il suo naturale ritmo e cesserà di battere. Non resterà calore né respiro a dar segno di vita in te. Le rose delle tue labbra e delle guance si stingeranno in un colore livido, di cenere: le finestre degli occhi ti si chiuderanno, come quando la morte le chiude sulla luce della vita. Le membra, perduta la loro agilità, rigide, dure e fredde, prenderanno l'aspetto della morte vera. Sotto questo aspetto rattrappito, preso in prestito dalla morte, resterai quarantadue ore; e dopo ti sveglierai come da un sonno tranquillo. Alla mattina, quando viene lo sposo per destarti, tu sei lì, morta".
 
W. Shakespeare, Romeo e Giulietta








Emblmea dell'amore tormentato, devoto e appassionato, quello di Romeo e Giulietta è considerato universalmente l'apice del romanticismo e della tragedia. A mio avviso, è sopravvalutato e idealizzato all'inverosimile, ma non si può negare il notevole impatto sulla società occidentale e come essa lo consideri un archetipo dell'amore eterno. 

Come tutti sanno Giulietta, per sfuggire al matrimonio con il conte Paride imposto dai suoi genitori, chiede aiuto a frate Lorenzo il quale, esperto di erbe medicamentose, le consegna una boccetta contenente una pozione. Questa mistura, assunta poco prima di andare a letto, le provocherà una morte apparente, in modo tale da poter scappare dal suo amato Romeo. 

Ma cosa conteneva quella boccetta? I filtri nella narrazione shakespereana esistono davvero? 

Secondo alcuni esperti del settore, pare si tratti di una pianta denominata Atropa Belladonna, la quale agirebbe sull sistema nervoso periferico e centrale e da cui si estrae l'atropina. Un erbario di epoca elisabettiana, The Herbal or General Historie of Plantes di John Gerarde, le attribuisce poteri inimmaginabili: se assunta in piccole quantità porta alla pazzia, una dose più elevata provoca un sonno di morte, e un'overdose uccide. Sembra che l'autore inglese abbia conosciuto personalmente Gerarde, e abbia visitato il suo giardino di erbe. 

Una seconda ipotesi, sono i semi del giunco di palude, in grado di uccidere gli animali, ma non gli esseri umani. Pare che entrambe queste due specie di piante, però, non siano in grado di indurre uno stato di coma o la diminuzione del battito cardiaco. 

Non è chiaro se quelle descritte da Shakespare siano intrugli reali oppure frutto della sua fantasia, (per esempio  Amleto o Sogno di una notte di mezza estate), ma questo non toglie che i due giovani e sfortunati innamorati esercitano un grande ascendente sugli irriducibili romantici, su tutti coloro che sperano in un sentimento idilliaco e di trovare colui o colei che ameranno (e da cui saranno amati) per sempre. 





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