2/28/22

Amici di penna: Chiudere con il passato è davvero possibile?

Si dice che non bisogna dare importanza al passato, che non deve influenzare il nostro presente, che se viene chiamato "passato", ci sarà un motivo. Ma è veramente così? Riusciamo veramente a lasciarci tutto alle spalle e riuscire a vivere in modo sereno? Oppure i tormenti e la sofferenza di esperienze pregresse possono forgiare irrimediabilmente il nostro carattere? 




Ognuno di noi è il risultato delle sue esperienze, dei suoi successi e fallimenti, del suo dolore, e ciò che vediamo oggi di una persona è semplicemente la sua versione più aggiornata, migliore o peggiore, che la vita è riuscita a plasmare. 
C'è gente che dal suo passato riesce a imparare, che sa rimediare agli errori commessi, e quelli che ricadono negli stessi, perseverando in un'ostinazione fastidiosa perchè convinti che chi la dura la vince
E invece no. Non è sempre così.

 
Si dice che non bisogna più pensare al passato, che si debba andare avanti. Naturalmente, bisogna sempre evolversi, perchè l'essere umano è programmato per andare avanti e cercare di progredire, ma è davvero così benefico lasciarsi il passato alle spalle? É veramente giusto dimenticare quello che siamo stati, e soprattutto fare in modo che i nostri errori e traumi non influenzino, o peggio sconvolgano, il nostro presente? 

Secondo me, ci sono attimi del passato che non sarà mai possibile cancellare. Secondo gli psicologi, in momenti di sofferenza tendiamo a idealizzare i nostri trascorsi perchè avevamo l'impressione di essere più felici. Il fatto che, probabilmente, nel passato la nostra vita fosse più bella, è vero. 

Questa è un po' la storia della mia vita. 

Credo che buona parte della sofferenza emotiva che patisco oramai da un anno, sia dovuta a un passato in cui stavo riuscendo a costruire, con tanta pazienza e sacrifici, un brillante futuro, e che all'improvviso tutto mi sia stato strapato via dalle mani, proprio mentre stavo aggiungendo l'ultimo tassello glorioso, il sogno di tutta la mia vita: la pubblicazione di un romanzo. 

Questo malessere terribile che mi trascino dietro, ovvero il fardello di tutti quei pezzetti che sono improvvisamente crollati mentre costruivo la torre più alta, mi rende prigioniera di un passato durante il quale avevo poco e niente, ma mi era rimasta una cosa preziosa: la speranza

Ora che anche quella è crollata, insieme alla fiducia in me stessa, non scorgo che un futuro nebuloso davanti a me. Sento che quei ricordi che mi trafiggono e pungolano il cuore come un pugnale, siano veramente l'unica cosa a cui mi possa aggrapare per non crollare. E sono molto vicina al limite. 

Per molte persone dimenticare è non solo auspicabile, ma necessario, perchè spesso il loro precedente vissuto provoca sofferenza e quindi devono investire necessariamente nel futuro, perchè non hanno alternativa. Altre persone, invece, quell'alternativa l'avevano creata da sole.

E quando tutto finisce, le aspettative crollano, i sogni si dissipano e le speranze muoiono, anzi vengono uccise, si mette in crisi il presente e, per forza di cose, il futuro. Il grande interrogativo, quella chimera che tutti vorrebbero scavalcare senza ferirsi, che diventerà a sua volta passato e sarà motivo di disagio o nostalgia.

 Possiamo veramente abbandonare il passato, soprattutto quando abbiamo lavorato alacremente per trasformarlo nel nostro futuro? 


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