Morire per smettere di non vivere: suicidio assistito e dignità della vita
"La vita è sacra!" In quale misura? Perchè alcune lo sono più di altre? É giusto prolungare la sofferenza di una persona malata in nome di principi religiosi? Una mia personale riflessione di attualità alla luce della prima, storica sentenza del Comitato Etico in Italia riguardante il suicidio assistito
Perchè quando un cavallo si frattura una zampa, l'unica soluzione è ucciderlo? Si pensa che, in questo modo, si porrà fine alle sue sofferenze, in quanto non sarebbe più funzionale per se stesso. O, più malignamente, perchè non può più essere sfruttato.
Perchè quando è un essere umano a soffrire per una malattia
atroce, degenerativa, che non gli permette più di essere funzionale per sè, si
sollevano polveroni per la sacralità della vita, si continua con l'accanimento
teraputico, e scegliere di morire (nel pieno possesso delle proprie facoltà) è
considerato antietico?
La religione cristiana, che si è diffusa in maniera
capillare anche grazie alla propaganda DC del Dopoguerra, ha inculcato la
concezione che per vivere in modo degno e santo, bisogna soffrire. Si usa il
dolore come punizione ed espiazione, come un pegno per la felicità nel Regno
dei Cieli (che non è detto ci sia), per la vita eterna. La morte dolorosa è
vista come un modo per essere vicino a Cristo che, a quanto pare, è morto
sacrificandosi per noi (cioè, voi).
Se la vita è veramente così importante per gli abitanti di
questa epoca, se viene difesa così strenuamente e con tutta questa
sovraesposizione mediatica, perchè non si cerca di migliorarla mentre viene
vissuta? In base a quale criterio, per esempio, la vita di una donna vale meno
di quella di un uomo, e quindi può essere offesa, violentata, ammazzata? Come
mai un bambino/a può essere schiavizzato/a, violentato/a, arruolato/a come
soldato? Perchè le persone LGBT vengono discriminate, uccise, seviziate? Perchè
i migranti vengono lasciati morire in mare? Perchè un cavallo, finchè è robusto
e sano, può essere usato e far comodo all'uomo, e poi viene praticata
l'eutanasia quando si azzoppa?
Tutti i giorni, costantemente, qualcuno si arroga il diritto
di decidere in maniera arbitraria, ingiusta, dolorosa, disumana, chi deve
vivere e chi no. Quelle vite valgono, forse, meno delle altre(?)
Un moribondo, una persona distrutta dalla sua malattia, oppure in una condizione di coma irreversibile, ha forse meno dignità di una sana? Perchè non ha il diritto di porre fine al suo dolore? Perchè un familiare, un Papa, lo Stato, deve imporgli di trascinarsi dentro una fine lenta e straziante? Sarebbero più contenti di vedere condannato qualcuno a una vita che non è più vita, o di curare il suo corpo rattrappito, ferito, deperito? O per loro sarebbe stato meglio se fosse stato nel pieno vigore, attivo, funzionale?
Se si deve non vivere, soffrire, perdere la dignità, allora
tanto vale morire.
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