LitterART Week,Special Bookchart: top 5 dei libri sulle donne e la fotografia

Le donne nella fotografia, ma più in generale nel mondo dell'arte, hanno sempre ritagliato con grandi forbici degli spazi di tutto rispetto, nonostante la fatica doppia che hanno fatto nell'affermarsi. Ribelli, anticonformiste, creative e sensibili, hanno saputo donare uno sguardo personale al mondo, scardinando modelli rigidi e obsoleti e consentendo di esplorare la società con i loro occhi. Occhi di donne


fonte: Pixabay



5° POSTO: An aperture monograph, Diane Arbus 


La monografia composta di 80 fotografie fu pubblicata e curata dal pittore Marvin Israel, amico e collega di Diane Arbus, e da sua figlia Doon Arbus. Il loro obiettivo nella realizzazione di questo libro era di rimanere il più possibile fedeli agli standard con i quali Diane Arbus giudicava le sue opere ed al modo in cui lei si augurava le proprie opere venissero recepite.







4° POSTO: Le donne fotografe dalla nascita della fotografia ad oggi, Patrizia Pulga


In ogni ambito professionale - e quello fotografico è tra questi - le donne incontrano enormi difficoltà ad affermarsi; in misura maggiore dove è determinante un approccio, se non aggressivo, almeno assertivo per farsi largo tra molti concorrenti. Eppure sono state e sono tantissime le donne che hanno fatto della fotografia la loro professione. Questo volume presenta oltre duemilatrecento profili di fotografe di tutto il mondo, suddivisi per provenienza geografica e inseriti all'interno dei movimenti culturali e delle correnti che hanno percorso la storia degli ultimi due secoli: è quindi la fonte più completa per quanto riguarda la fotografia "al femminile". Una storia mai raccontata di determinazione e creatività.


3° POSTO: Arte, fotografia e Femminismo negli ann Settanta, Raffaella Perna


Gli italiani tendono a sottovalutare le proprie capacità, anche nell'arte ci sono interi capitoli inesplorati. Raffaella Perna è andata alla ricerca di artiste spesso dimenticate che hanno segnato una stagione importante con lavori che volevano evidenziare l'ideologia sottesa ai rapporti di potere che segnano la relazione tra uomo e donna, mostrando l'illusorietà di qualsiasi visione neutra della realtà. Il libro ripercorre l'esperienza della militanza artistica femminista partendo dall'analisi delle opere e dei contesti espositivi, ponendo in luce storie spesso rimaste ai margini del sistema dell'arte. Con un testo di Silvia Bordini.


2° POSTO: Le disobbedienti. Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte, Elisabetta Rasy

Elisabetta Rasy, guardano negli occhi chi legge e invitano a scoprire l'audacia con cui hanno combattuto e vinto la dura battaglia per affermarsi – oltre i divieti, gli obblighi, le incomprensioni e i pregiudizi –, cambiando per sempre, con la propria opera, l'immagine e il posto della donna nel mondo dell'arte. «Le disobbedienti è perfetto: perché non poggia su tesi astratte, sociologismi, attualizzazione tirate per i capelli o femminismo a buon mercato. No: poggia sulla storia, anzi sulla storia dell'arte e dunque sulla biografia degli artisti, che in questo caso sono sei artiste». 


1° POSTO: La ragazza con la Leica, Helena Janeczeck, vincitrice Premio Strega 2018


Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.



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