Il rifugio delle ginestre -RECENSIONE-

Eccoci di nuovo per l'appuntamento più atteso della settimana, ovvero quello dedicato alle recensioni! Come avrete avuto modo di vedere sulla pagina, sono molto attiva con le letture e ho stilato un elenco di titoli che mi sono più piaciuti. Come di consueto, le recensioni usciranno  ogni primo o secondo venerdì del mese, e per luglio il romanzo che ho scelto è quello di Elisabetta Bricca, il primo per la precisione, intitolato "Il rifugio delle ginestre". 




L'autrice è molto affezionata alle location bucoliche, come la campagna toscana e le colline umbre, descritte anche nel suo secondo romanzo "Cercando Virginia", che sono teatro della vita di Sveva. La giovane donna, dopo la morte di sua madre, decide di lasciare un prestigioso lavoro come copywriter a Roma per trasferirsi in campagna, e acquistare quello che era stato il casale di famiglia. Da qui, si verificano una serie di incontri, come quello con la fidata governante Malvina e il marito Zefferino e Rurik, uno scrittore norvegese che l'aiuterà nella scoperta della verità su suo padre, mai conosciuto. Questa scoperta la farà viaggiare fino al Sud, in Calabria. 

Bellissimi i riferimenti floreali carichi di simbolismo, come quello della ginestra, un fiore in cui è racchiusa la speranza, quella magia alla quale crediamo durante l'infanzia, e forse quella che rende questo momento della vita così indimenticabile e speciale. Un emblema di forza spirituale che ricorda un po' i miti nordici, i quali s'intrecciano sapientemente con i rituali apotropaici e misteriosi del Meridione, aspetto che mi ha davvero affascinata e al quale sono molto legata, poichè io sono camapana. L'antico e ancestrale potere femminile ha un altro ruolo centrale nella storia, ed è quello che riuscirà a guidare l'intuito della protagonista verso la verità. 

Quella di Sveva è una storia intensa, che riporta letteralmente "alle radici" della vita, per darvi un senso e proseguire, cercando sempre un legame con il proprio sangue e la propria terra, elementi imprescindibili per definire l'identità e il senso d'appartenenza. 

Il suo racconto è molto appassionato, vissuto, lascia scorrere davanti agli occhi le descrizioni come in una pellicola, una scrittura che definirei di cuore perchè coinvolgente, che conduce il lettore esattamente al cuore del senso della sua narrazione. Una ricercatezza necessaria, calibrata e non ampollosa nel lessico e nella cifra stilistica, ma molto scorrevole e che conferisce il giusto pathos alla storia. 


Voto per questo libro: 8

Se lo consiglio? Assolutamente sì! 




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