6/16/21

Figlie del mare -Recensione-



Per l'appuntamento di oggi ho scelto un libro che ho letto quasi un anno fa, ma che ho amato tanto. Spero piacerà anche a voi.
 



Figlie del mare, Mary Lynn Bracht
Sinossi

Corea, 1943. Per la sedicenne Hana sapere immergersi nelle acque del mare è un dono, un antico rito che si trasmette di madre in figlia. Nel buio profondo delle acque, è solo il battito del cuore che pulsa nelle orecchie a guidarla sino al fondale, in cerca di conchiglie e molluschi che Hana andrà a vendere al mercato insieme alle altre donne del villaggio. Donne fiere e indipendenti, dedite per tutta la vita a un’attività preclusa agli uomini.

Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un’amatissima sorella minore, Emi, con cui presto condividerà il lavoro in mare. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un destino atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall’esercito.
Ma una figlia del mare non si arrende, e anche se tutto sembra volerla ferire a morte, Hana sogna di tornare libera.

Recensione

Sullo sfondo della Guerra di Corea, il racconto di un genocidio ingiustamente cancellato: quello delle “donne di conforto”, che si snoda tra la Mongolia, la Corea e la Manciuria. Una storia molto cruda, a tratti disumana, che mi ha fatto stringere i denti. Hana, che ha una sorella minore di nome Emi, ha giurato di proteggerla a costo della sua vita. E, infatti, quando un giorno sulla spiaggia dove sta facendo immerisone arriva l’Esercito, la mette in salvo e viene presa lei al suo posto. 

Lo spietato generale Morimoto la rapirà e, dopo averla lui stesso violentata, la porterà in una casa dove alloggiano queste donne, che hanno l’esclusivo compito di soddisfare le esigenze sessuali dei soldati. E le viene raccomandato dalle sue compagne di sventura di rinunciare a fuggire. 

La sua ostinazione, però, le permette di scappare animata dalla speranza di rivedere sua madre e la sorellina, ma verrà recuperata dallo spietato generale ,che le infliggerà torture feroci. I drammatici eventi della sua deportazione si intrecciano con la vita di sua sorella Emi che, ormai anziana e ammalata, esprime il desiderio di vedere, in una piazza della città, una statuache simbolo delle donne di conforto. In lei, crederà di riconoscere quella sorella che si era sacrificata anni prima. 

Una storia toccante, dallo svolgimento fluido e una narrazione serrata e piena di colpi di scena. Un legame tra sorelle, tema che mi sta particolarmente a cuore, che si dissolve soltanto con la morte. La guerra che si fa da sempre sui corpi delle donne, considerate merce di scambio o bottino, è affrescata in maniera assolutamente realistica e dolorosa. 

Lo sfruttamento, la violenza e le umiliazioni subite da reclute poco più che adolescenti, devono servire come monito per le generazioni future. Di donne, ma anche di uomini. Non a caso, questa storia emozionante è stato un caso letterario in ben diciotto paesi. Ed è stata come una tempesta anche per me.

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